La retromarcia dell’agenda verde europea
Commissione, Parlamento e Stati dell’UE stanno abbassando gli obiettivi ambientali decisi nella scorsa legislatura
Ciao!
Io sono Vincenzo Genovese,
questa è Spinelli, la newsletter settimanale di Will che racconta l’Unione europea da Bruxelles.
Prima di cominciare: oggi è la Giornata dell’Europa.
Le istituzioni dell’UE a Bruxelles apriranno le porte al pubblico domani, 10 maggio: se siete qui, potete approfittarne per una visita.
E se non vi sembra una festa, è perché di fatto, non lo è. Solo un Paese su 27 l’ha inserita nel proprio calendario delle festività nazionali. La storia di questa giornata ve l’abbiamo raccontata qui.
Ma adesso torniamo a noi.
Questa settimana il Consiglio e il Parlamento europeo hanno approvato una proposta della Commissione per sostenere il settore automobilistico, modificando la percentuale di riduzione delle emissioni di gas climalteranti imposta ai produttori di automobili. È l’ultimo esempio di una linea politica piuttosto chiara: il ridimensionamento degli obiettivi ambientali dell’UE per ragioni economiche.
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Meno riduzioni di emissioni per le auto 🚗
Secondo le norme europee, le case automobilistiche devono rispettare determinati obiettivi di riduzione delle emissioni medie di CO2 delle autovetture e dei furgoni che producono: ogni sforamento comporta una multa calcolata sulla quantità di emissioni oltre la soglia consentita.
Siccome le emissioni sono calcolate sull’intera flotta di veicoli messi sul mercato, ciò significa che i nuovi modelli devono essere meno inquinanti, o che la percentuale di veicoli a emissioni zero (come quelli elettrici) deve progressivamente aumentare.
Nel 2019 era stata concordata una riduzione del 15% all’anno rispetto ai valori del 2021, da raggiungere nel 2025 e ogni anno nei quattro anni successivi. Con il cambiamento appena adottato, invece, questo obiettivo viene posticipato al triennio 2025-2027.
Questa revisione rientra in un piano industriale per il settore automobilistico europeo lanciato dalla Commissione a inizio marzo (vi avevamo raccontato la crisi del comparto in questo numero di Spinelli).
La possibilità di ridurre le emissioni in modo più graduale permetterà ai produttori automobilistici di abbassare i costi di produzione in un periodo complicato.
D’altro canto, però, la percentuale di emissioni di CO2 ridotte alla fine del triennio sarà inevitabilmente meno consistente di quanto stabilito in precedenza. Una conseguenza non trascurabile, considerando che il settore “trasporti e stoccaggio” è l’unico in cui sono aumentate le emissioni tra il 2013 e il 2023 e che il trasporto su strada è responsabile di circa il 70% di queste emissioni.
La revisione del regolamento sulle emissioni delle auto non ha incontrato particolare resistenza, né fra gli eurodeputati, né fra i governi nazionali.
Nell’aula di Strasburgo l’otto aprile hanno votato a favore 458 eurodeputati, solo 101 i contrari e 14 gli astenuti. A Bruxelles, il giorno prima, gli ambasciatori dei 27 Paesi avevano approvato la modifica quasi all'unanimità, con soltanto la Svezia contraria e il Belgio astenuto.
Un piano verde sbiadito
Questa misura si inserisce in una traiettoria di revisioni, modifiche e nuove leggi che stanno limitando gli obiettivi ambientali dell’Unione europea.
La precedente Commissione, con a capo Ursula von der Leyen, aveva iniziato il suo mandato presentando l’11 dicembre 2019 il Green Deal europeo: una strategia articolata in diversi atti legislativi con l’obiettivo di rendere l’UE neutrale dal punto di vista climatico, cioè azzerare le emissioni nette di gas a effetto serra, entro il 2050.
Cinque anni dopo, la nuova Commissione, sempre guidata da Ursula von der Leyen, ha decisamente cambiato indirizzo. Non è stato finora modificato l’obiettivo finale della neutralità climatica, ma i target intermedi di riduzione di emissioni e altre misure favorevoli all’ambiente vengono spesso rimesse in discussione.

Alcuni casi sono evidenti, come la modifica della soglia di riduzione delle emissioni delle auto, che per alcuni potrebbe preparare il terreno a una decisione ancora più rilevante: posticipare il divieto di vendita delle auto con motore a combustione, previsto dal 2035.
In altri casi, gli obiettivi ambientali sono danneggiati indirettamente, a causa di misure che puntano a semplificare la legislazione vigente e migliorare la competitività delle imprese europee.
Per esempio il pacchetto Omnibus I, proposto dalla Commissione a febbraio 2025 e subito approvato da Consiglio e Parlamento europeo, rimanda l’entrata in vigore di due direttive a tutela dell’ambiente: quella sulla rendicontazione di sostenibilità e quella sul controllo degli standard ambientali nelle proprie filiere produttive, che vi avevamo raccontato qui.
Ma soprattutto, la Commissione sembra decisa a intervenire sul settore dell’agricoltura, responsabile di più di un decimo delle emissioni totali dell’UE.
La “Visione per l’agricoltura e il cibo” presentata a febbraio 2025 riduce gli obiettivi ambientali del programma “Farm to fork”, una delle colonne del Green Deal, considerato spesso troppo ambizioso dal settore agroalimentare.
Il primo segnale di questa tendenza è stata la decisione di ritirare la proposta di dimezzare i pesticidi chimici entro il 2030. Gli altri arriveranno, secondo gli esperti, nelle prossime settimane, con un pacchetto di leggi destinato a smantellare Farm to fork (che infatti non viene praticamente più menzionato nelle comunicazioni ufficiali della Commissione).
In tutto ciò, la Commissione continua a temporeggiare sulla proposta legislativa fondamentale per tagliare le emissioni, quella che dovrebbe fissare la riduzione al 90% entro il 2040 (rispetto ai livelli del 1990). Al momento, l’unico target intermedio vincolante per legge resta dunque il -55% entro il 2030, deciso nel 2021 dalla Commissione precedente.
Ci sono poi altre iniziative che non influiscono nello specifico sulle emissioni di gas climalteranti in Europa, ma sembrano comunque sacrificare la tutela dell’ambiente rispetto a interessi economici e commerciali.
L’esempio forse più emblematico è il rinvio di un anno del Regolamento europeo sulla deforestazione, una legge per fare in modo che alcune materie prime importate in Europa - dal caffè, alla soia, all’olio di palma - non siano state coltivate a discapito delle foreste nei Paesi di origine (ne avevamo parlato in questo numero di Spinelli).
L’aria che tira in Europa 🌬️
La nuova linea sui temi ambientali, portata avanti in primis dalla stessa presidente artefice del Green Deal, riflette probabilmente i cambiamenti politici avvenuti sulla scena europea negli ultimi anni, piuttosto che un radicale cambiamento di idee di Ursula von der Leyen.
La composizione del Parlamento in questa legislatura è molto diversa da quella dell’emiciclo tra il 2019 e il 2024. I gruppi di destra radicale sono cresciuti molto e ora rappresentano più di un quarto del totale degli eurodeputati (nella scorsa legislatura erano circa un settimo).
Il gruppo dei Verdi/Alleanza libera per l’Europa, tradizionalmente il più schierato sui temi ambientali, si è invece notevolmente ridotto, da 70 a 53 deputati, passando da quarta a sesta forza dell’Eurocamera.
Anche il colore di diversi governi nazionali dell’UE è cambiato nel frattempo. Dalla Germania alla Svezia, dalla Finlandia al Portogallo, i primi ministri di orientamento conservatore hanno sostituito omologhi progressisti, provocando spesso un cambio di rotta sulle politiche ambientali.
Il risultato è una Commissione europea più spostata a destra rispetto alla precedente, con un netto predominio del Partito popolare europeo e il primo vice-presidente di sempre appartenente a un partito di destra radicale, Raffaele Fitto di Fratelli d’Italia.
La combinazione fra gli orientamenti dei commissari e quelli dei governi, oggi meno preoccupati del cambiamento climatico rispetto a cinque anni fa, sta producendo un innegabile arretramento dell’agenda ambientale europea.
Trasporti e rifiuti sono gli unici settori in cui sono aumentate le emissioni in Italia
Altre cose successe in Europa questa settimana 🇪🇺
George Simion, leader del partito di destra radicale Aur, ha vinto il primo turno delle elezioni presidenziali in Romania, che erano state annullate cinque mesi fa. Simion ha ottenuto circa il 41% dei voti e sfiderà al ballottaggio Nicușor Dan, attuale sindaco di Bucarest, che si è fermato al 21% dei voti.
Friedrich Merz è stato eletto cancelliere della Germania, al secondo turno di votazioni, con 325 voti a favore. Durante il primo turno la sua candidatura era stata inaspettatamente bocciata, con sei voti in meno rispetto ai 316 richiesti, cosa che per molti suggerisce frizioni nella sua coalizione di governo fra l'Unione cristiano-democratica (CDU-CSU) e il Partito socialdemocratico (SPD). Merz si è poi recato a Bruxelles due giorni dopo per incontrare i presidenti delle istituzioni dell’UE. Qui vi raccontiamo la sua posizione sui principali temi europei.
La Commissione europea ha proposto una tabella di marcia per interrompere tutte le importazioni di gas dalla Russia entro il 2027. Al momento il gas russo rappresenta il 19% del totale del gas importato nell’UE.
L’Alta rappresentante dell’UE Kaja Kallas ha annunciato la costituzione di un tribunale speciale per perseguire i crimini di guerra commessi dalla Russia nell’invasione dell’Ucraina. Vi avevamo raccontato la storia e le ambizioni di Kallas nell’ultimo numero di Spinelli.
La Presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha presentato a Parigi, insieme al presidente francese Emmanuel Macron, il programma “Choose Europe”, un’iniziativa volta ad attrarre ricercatori verso i Paesi dell’Unione con un budget di 500 milioni di euro per il periodo dal 2025 al 2027.
La direttiva DG MEME
L’elezione del primo Papa proveniente dagli Stati Uniti è stata salutata con messaggi di auguri dai presidenti delle istituzioni dell’UE. La redazione di DG MEME immagina così i primi giorni di pontificato di Leone XIV.
💶 Fondi coesione
Da Bruxelles andiamo a Napoli, dove il quartiere di San Giovanni a Teduccio sta diventando un polo tecnologico all’avanguardia, capace di attrarre grandi aziende internazionali dell’innovazione, anche grazie a finanziamenti dei fondi di coesione europei.
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E’ abbastanza comprensibile che sul tema dell’ abbandono dei motori a combustione in favore di quelli elettrici i problemi stanno risultando così complessi da suscitare rallentamenti e dilazioni.
Quello che a parere dell’uomo qualunque come il sottoscritto riesce invece incomprensibile e’ come in molti Paesi ( Italia compresa,che in questi campi è sempre la prima dal fondo) si faccia troppo poco nel campo del risparmio energetico,anzi!
Piccoli esempi: stadi perennemente illuminati, in estate condizionatori a manetta ( ma come abbiamo fatto a sopravvivere prima del loro avvento?), parcheggi e tetti di capannoni senza nessuna copertura con pannelli solari etc. etc…
Mi sembra che si facciano faraonici programmi che poi all’atto pratico diventano di molto problematica attuazione mentre si trascurino cose molto più semplici da attuare.
nel 1990 in italia circolavano 27.4 milioni di auto. nel 2022 40.2 milioni, cioè il 46% in più, ben oltre quel 7.4% di emissioni in più, indice di uno sforzo di contenimento delle emissioni.
per fortuna che nella squadra di will ci sono gli amici di don chisciotte podcast che fanno del sano realismo sui temi energetici e green, tenendo conto non solo dell'aspetto ambientale ma anche di quello socio lavorativo.