Kaja Kallas, l’avversaria della Russia
L’Alta rappresentante dell’UE promuove la linea dura nei confronti di Mosca. Anche per la sua storia personale e familiare
Ciao!
Io sono Vincenzo Genovese,
questa è Spinelli, la newsletter settimanale di Will che racconta l’Unione europea da Bruxelles. Oggi vi parliamo di una delle protagoniste della politica dell’UE, una figura apprezzata, ma anche controversa e divisiva: Kaja Kallas, Alta rappresentante dell’UE per gli Affari esteri e la politica di sicurezza.

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🇺🇦 La fermezza di Kaja Kallas sulla guerra in Ucraina
Kaja Kallas è stata scelta per questo ruolo - assimilabile a una sorta di ministro degli Esteri dell’UE - nel 2024, dopo essere stata la prima donna a capo del governo in Estonia.
Una costante del suo mandato da primo ministro è stata la postura decisa nei confronti della Russia. Kallas ha realizzato prima di altri leader europei quanto la minaccia di invasione russa fosse concreta, iniziando a trasferire armi all’Ucraina già a dicembre 2021.
Dopo l’inizio della guerra, è stata fra i più ferventi sostenitori del supporto militare all’Ucraina (che vi avevamo raccontato qui) e delle sanzioni alla Russia.
Lo ha fatto sia a livello nazionale che europeo. Nei primi sei mesi della guerra, l’Estonia aveva investito in aiuti militari all’Ucraina il 37% del proprio budget nazionale per la difesa, e resta tuttora il Paese che sostiene di più il governo di Kyiv in percentuale rispetto al proprio prodotto interno lordo, con il 2.6%.
Kallas ha sempre invitato i suoi omologhi di Paesi più grandi a fornire all’Ucraina munizioni, carri armati e sistemi di difesa aerea, ma anche ad aumentare le proprie spese militari, per fronteggiare la minaccia della Russia.
Anche per questo probabilmente, il Cremlino l’ha messa nel mirino. A febbraio 2024, quando era ancora prima ministra, fu inserita in una lista di persone da arrestare. Il motivo ufficiale era la distruzione di monumenti risalenti all’era sovietica costruiti sul territorio dell’Estonia e considerati dal governo di Tallin strumenti di propaganda.
“È stato fatto per intimidirmi, per farmi desistere dalle decisioni che avrei preso” disse in un’intervista.

📚 Una storia lunga un secolo
La formazione di Kaja Kallas è profondamente legata alla sua storia personale e familiare.
Nata a Tallinn nel 1977, quando la città faceva ancora parte dell’Unione Sovietica, ha la politica nel sangue, in senso letterale.
La sua famiglia ha incrociato e sfidato spesso il potere di Mosca: a partire dal suo bisnonno materno Eduard Alver, che combatté contro la Russia socialista nella guerra d’indipendenza estone del 1918-1920. Dopo la conquista dell’indipendenza, fu capo della polizia dell’Estonia.
Poi, nel 1940, l’Unione Sovietica invase l’Estonia, riprendendosi il territorio appartenuto in precedenza all’impero russo. Il ramo materno della famiglia di Kallas fu colpito dall’Operazione Priboi, un piano di deportazione di massa della popolazione delle regioni baltiche, deciso da Iosif Stalin.
La bisnonna, la nonna e la madre di Kaja Kallas furono deportate in Siberia nel 1949. La madre, Kristi, aveva solo sei mesi, e poté ritornare in Estonia (allora una repubblica socialista parte dell’URSS) solo dieci anni più tardi.
Anche il padre di Kaja, Siim, ha combattuto a suo modo per l’indipendenza dell’Estonia, pur da dietro una scrivania. È stato infatti presidente della Banca centrale estone negli anni delicati successivi all’indipendenza dall’Unione sovietica (1991), poi primo ministro dell’Estonia e infine commissario europeo ai trasporti dal 2004 al 2014, il primo del suo Paese, appena entrato nell’UE.
In un’intervista a The New Statesman, Kaja Kallas ha evidenziato il sentimento di oppressione da parte dei russi vissuto dalla sua famiglia, e da lei in prima persona durante l’adolescenza. “Vivevamo in una prigione, senza libertà e senza scelte”, ha detto raccontando un viaggio a Berlino Est da bambina.

📢 La linea politica di Kaja Kallas
Per molti proprio questa fermezza nei confronti della Russia le è valsa l’incarico di Alta rappresentante dell’UE per gli Affari esteri, in un momento in cui l’Unione deve affrontare uno scenario nuovo: una guerra in corso ai propri confini, che coinvolge direttamente i suoi Stati membri.
Kallas respinge l'idea che si debba cercare una pace ad ogni costo. In sostanza, non vuole che vengano riconosciuti alla Russia i territori ucraini occupati con la forza, perché ciò costituirebbe un guadagno scaturito da una violazione del diritto internazionale, ma anche un segnale di debolezza che potrebbe incentivare Vladimir Putin a invadere altri Paesi: per questo continua a sostenere la necessità di armare l’Ucraina.
A grandi linee, questa è anche la posizione dell’UE, ribadita dai capi di Stato e di governo nell’ultimo Consiglio europeo: “L'Unione europea mantiene il suo approccio di ‘pace attraverso la forza’, secondo il quale l'Ucraina deve trovarsi nella posizione più forte possibile, di cui solide capacità militari e di difesa proprie del paese siano una componente essenziale”.
Ma l’approccio sul tema adottato da Kallas non piace a tutti. Il suo primo atto ufficiale da Alta rappresentante fu una visita a Kyiv in cui disse: “L’UE vuole che l’Ucraina vinca questa guerra”. Qualche mese dopo, commentando l’incontro tra Donald Trump e Volodymyr Zelensky alla Casa Bianca, scrisse su X che “il mondo libero ha bisogno di un nuovo leader”, delusa dal comportamento del presidente degli Stati Uniti.
Parole come queste sono considerate sbavature diplomatiche da alcuni governi nazionali, soprattutto quelli che non vogliono adottare un linguaggio aggressivo nei confronti della Russia. Il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani, ad esempio, ripete spesso che l’UE "non è in guerra con la Russia" e che non bisogna provocare un’escalation militare.

Ma al di là delle dichiarazioni di intenti, ci sono gli atti concreti. Da Alto rappresentante, Kallas ha proposto un piano di sostegno militare da 40 miliardi all’Ucraina, con contributi proporzionali al prodotto interno lordo di ogni Paese membro. Ma i leader nazionali non l’hanno approvato, come vi avevamo raccontato in questa puntata di Spinelli.
Allora, Kallas ha cominciato a spingere per realizzare almeno una parte del suo piano: la consegna al governo di Kyiv di due milioni di proiettili di artiglieria entro la fine dell’anno, operazione dal costo stimato di cinque miliardi di euro. Su questo fronte, i contributi nazionali stanno arrivando, ma la cifra complessiva è ancora lontana.
In generale, la sensazione è che la linea politica dell’ex primo ministro estone incontri qualche resistenza, e il suo protagonismo politico crei qualche malcontento.
L’Alto rappresentante ha poteri limitati, perché nell’Unione europea ogni decisione di politica estera deve passare attraverso il consenso unanime dei 27 Stati membri. Kaja Kallas sta provando a cambiare la dimensione internazionale dell’UE, ma il risultato non è affatto scontato.
La direttiva DG meme
Pensavate che ci fossimo dimenticati della nostra direttiva DG meme? E invece, no.
L’Estonia è il Paese UE che supporta di più l’Ucraina in rapporto al proprio PIL
Altre cose successe in Europa questa settimana 🇪🇺
Un massiccio blackout ha fatto saltare l'elettricità in tutta la Spagna il 29 aprile, con effetti anche in Portogallo e anche in alcune zone della Francia. L’interruzione della corrente ha fermato le metropolitane di Madrid, Barcellona, Valencia e Siviglia, mandato in tilt i semafori, e costretto migliaia di persone a illuminare le proprie case con le candele. Le cause non sono ancora del tutto chiare.
Sedici Paesi dell’UE hanno chiesto alla Commissione europea l’attivazione della clausola di salvaguardia, per escludere le proprie spese per la difesa dal conteggio del bilancio nazionale ed essere quindi autorizzate a “sforare” il parametro europeo sul deficit pubblico. Questa possibilità è prevista dal piano di riarmo presentato dalla Commissione europea a inizio marzo, che vi avevamo raccontato nel dettaglio qui.
Il tedesco Manfred Weber è stato rieletto presidente del Partito popolare europeo, nel congresso tenutosi a Valencia. Weber è anche presidente del gruppo del PPE al Parlamento europeo.
🫂 Un nuovo Will Meets: incontriamoci a Perugia
In questa seconda edizione del nostro progetto "Will Together Across the EU" finanziato dalla Commissione Europea - Direzione Generale Politica Regionale e Urbana (DG REGIO) ci concentreremo sul ruolo strategico dei fondi europei contro il divario territoriale.
Infatti, ancora oggi, ogni volta che si guarda una mappa d’Italia sembra di guardare un Paese diviso in due, o peggio: due Paesi diversi. Il divario tra Nord e Sud è una questione su cui storici, economisti, ricercatori di ogni tipo si stanno scontrando da decenni.
E ancora oggi, il Mezzogiorno è un luogo da cui si parte per non tornare. Quali sono le cause di questo divario? Cosa non ha funzionato nei tentativi di colmarlo? Chi sono le persone che credono nel rilancio del Sud?
Partiremo da qui per guardare insieme il nostro nuovo reportage "Il Confine Invisibile", per confrontarci sull'impatto che questo divario ha sulla nostra vita quotidiana e su cosa si impegnano a fare le politiche europee di coesione per colmarlo.
Al termine delle attività, ci fermiamo insieme per un aperitivo!
💶 Fondi coesione
Tra gli edifici storici ristrutturati in Italia grazie ai fondi di coesione europei c’è anche l’antica sede dell’Accademia dei Lincei, il Palazzo Cesi di Acquasparta in provincia di Terni: un punto di riferimento per incontri e dibattiti sullo sviluppo delle scienze tra le menti più brillanti del Rinascimento, compreso Galileo Galilei.
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Penso che ci sia poca democrazia nel parlamento Europeo
Sinceramente quello che mi stupisce di più è di aver messo una persona così coinvolta emotivamente al governo della nostra Europa dal punto di vista della politica estera, a prescindere dal fatto che possa avere molte motivazioni giuste, trovo che sia una persona estremista e questo non è mai bene mai nella politica. Per cui alla fine trovo che sia un male la sua elezione e il suo modo di comportarsi a nome nostro