La direttiva UE per la produzione sostenibile è bloccata
I Paesi dell’Unione non hanno ancora approvato la legge che impone alle aziende di rispettare diritti umani e ambiente
Ciao!
Io sono Vincenzo Genovese e questa è Spinelli, la newsletter settimanale di Will che racconta l’Unione europea da Bruxelles.
Questa settimana l’Unione europea ha approvato un nuovo pacchetto di sanzioni contro la Russia, nell’anniversario dell’invasione dell’Ucraina, e Ursula von der Leyen ha annunciato la sua candidatura a un secondo mandato da presidente della Commissione europea.
Intanto i Paesi dell’Unione europea stanno tentennando nell’approvazione di una legge che assicuri la sostenibilità delle filiere produttive. Si chiama “Direttiva sul dovere di diligenza”, ma anche in Italia è più nota con il suo nome in inglese: Corporate Sustainability Due Diligence Directive (CSDDD).
Oggi ci può sembrare sorprendente, ma Ursula von der Leyen era praticamente sconosciuta ai cittadini europei prima di diventare presidente della Commissione, come fa notare con ironia DG MEME
🕓 Questa newsletter oggi conta 1.047 parole e si legge tutta in 5 minuti.
🇪🇺 L’UE vuole tutelare l’ambiente e i diritti
La direttiva impone a determinate aziende dell’Unione europea una sorta di “vigilanza” su quanto accade lungo le proprie filiere produttive, anche fuori dall’Europa: sia l’azienda stessa che i suoi partner commerciali devono rispettare i diritti sociali e mitigare l’impatto ambientale nei Paesi in cui operano.
Si applicherà a tutte le società europee con oltre 500 dipendenti e un fatturato netto a livello mondiale di oltre 150 milioni di euro. Ma anche, tre anni dopo l’entrata in vigore, a quelle extra-europee che producono nell’UE un fatturato netto superiore a 150 milioni.
Rientrano negli obblighi anche le aziende con oltre 250 dipendenti e un fatturato superiore ai 40 milioni, se almeno la metà arriva dal settore tessile, agricolo, alimentare, minerario o edilizio.
Tutte queste aziende hanno il dovere di individuare, prevenire, ridurre, e nel caso compensare gli effetti negativi della loro produzione sia sull’ambiente, che sui diritti dei lavoratori che impiegano e delle altre persone a cui possono arrecare danno.
Nello specifico, devono adottare un codice di condotta da far sottoscrivere anche ai propri fornitori, e un piano aziendale di transizione per la mitigazione dei cambiamenti climatici, garantendo di avere una strategia a lungo termine e un modello di business compatibili con l'accordo di Parigi sui cambiamenti climatici (cioè con l’obiettivo di mantenere il riscaldamento globale ben al di sotto dei 2°C rispetto al periodo pre-industriale, facendo il possibile per non superare gli 1,5°C).
Chi non rispetterà questi obblighi potrà ricevere una sanzione che può arrivare fino al 5% del suo fatturato netto. Mentre avrà diritto a una compensazione economica chi subisce danni rilevati lungo la filiera produttiva: ad esempio le vittime di sfratti illegali per la costruzione di uno stabilimento, o dell’inquinamento prodotto da una fabbrica non allineata agli standard.
La docu-serie “Junk - Armadi pieni” indaga sugli aspetti più controversi della filiera del fast fashion e sul trattamento dei suoi rifiuti, uno degli aspetti toccati dalla Corporate Sustainability Due Diligence Directive. Questa docu-serie è il tipo di prodotto che vorremmo realizzare più spesso, ma per farlo servono tanti soldi. Se volete, potete darci una mano iscrivendovi alla membership di Will e sostenendo il nostro progetto editoriale. Con questo gesto garantirete a noi maggiore indipendenza, e a voi una serie di contenuti ed eventi esclusivi.
🛑 Alcuni Paesi bloccano la direttiva
La direttiva estende la responsabilità di un’impresa lungo tutta la cosiddetta “catena del valore”, includendo quindi i fornitori “a monte” e anche determinate attività “a valle” dell’attività, come la distribuzione o il riciclo dei propri prodotti.
Da questi obblighi derivano ovviamente dei costi e dei rischi, segnalati da alcune associazioni industriali, come Confindustria in Italia, Medef in Francia, BDI in Germania. Anche perché leggi nazionali sullo stesso tema esistono già in alcuni Paesi dell’Unione, come Germania o Francia.
Forse proprio per l’opposizione del settore industriale, la direttiva non è stata ancora formalmente approvata dal Consiglio dell’Unione europea, organo che riunisce gli Stati membri dell’Unione. L’accordo raggiunto a dicembre 2023 tra Consiglio e Parlamento europeo deve essere infatti ratificato da entrambi gli organi legislativi.
Per l’approvazione al Consiglio serve la cosiddetta “maggioranza qualificata”, cioè il voto favorevole di 15 Paesi dell’Unione che rappresentino almeno il 65% della popolazione complessiva. Nella votazione non si possono inserire emendamenti: il testo dell’accordo va accettato in toto, oppure deve essere ridiscusso con i rappresentanti dell’Europarlamento.
L’ultimo tentativo, all’inizio di febbraio, era fallito a causa dell’annunciata astensione di Austria, Germania e Italia. Il governo del Belgio, che detiene la presidenza di turno dell’Ue, proverà a riproporre il punto all’ordine del giorno, ma non è scontato che la direttiva entri in vigore prima delle elezioni di giugno.
⚠️ L’UE importa milioni di euro di merci da Paesi ad alto rischio di violazione dei diritti umani
Fonte: “Study on due diligence requirements through the supply chain” - Commissione europea (2020)
Un’ultima cosa. Lasciatemi ringraziare una nostra lettrice. Daniela Cenati ci segnala come l’aggettivo “comunitario”, che ogni tanto abbiamo usato su Spinelli, andrebbe sostituito con “unionale”, usato ormai da tutti i linguisti e traduttori.
Grazie!
Se volete segnalarci qualcosa, fate come Daniela e scrivete a europa@willmedia.it
🌊 Cosa c’entrano i bronzi di Riace coi Fondi di coesione?
Da Bruxelles voliamo a Reggio Calabria: il Museo archeologico nazionale, famoso per ospitare i celebri Bronzi di Riace, è stato restaurato anche grazie a 8,5 milioni di euro del Fondo di sviluppo regionale. Lo raccontiamo in questo post.
🏞️ Tra il 7 e il 9 maggio è in programma STEP BY STEP, il cammino lungo la Via delle Sorelle che unisce Bergamo e Brescia. Due gruppi di giovani lo percorreranno partendo dalle due città insieme a esponenti del mondo della cultura, esperti ed esperte di questioni ambientali e di Europa, e si incontreranno a metà strada.
👉 Se hai tra i 18 e i 25 anni puoi iscriverti fino al 3 marzo 👈
Il motto della nostra community è sempre stato prendi parte al futuro. Da oggi anche tu puoi prendere al futuro di Will sostenendoci direttamente, tramite il nostro programma di membership: questa newsletter e tutti gli altri contenuti che hai sempre trovato su Will continueranno a essere gratuiti, ma potrai accedere a nuovi podcast, newsletter dedicate e approfondimenti speciali a cura del nostro team 👇
Seguici su nostri canali:
Instagram - TikTok - Youtube - Facebook - LinkedIn - Whatsapp - Telegram
🎙️ Ascolta i nostri podcast