La risposta sospesa dell’UE ai dazi statunitensi
Le tariffe commerciali appena approvate sulle importazioni dagli Stati Uniti sono state messe in pausa. La Commissione vuole trattare con Trump ad armi pari
Ciao!
Io sono Vincenzo Genovese,
questa è Spinelli, la newsletter settimanale di Will che racconta l’Unione europea da Bruxelles, dove si susseguono giorni frenetici per le relazioni con gli Stati Uniti.
Il 9 aprile i Paesi dell’UE hanno approvato una serie di tariffe commerciali da applicare ad alcuni prodotti statunitensi. Ma la Commissione europea ne ha sospeso l’applicazione il giorno successivo, dopo l’annuncio del presidente Donald Trump di una sospensione di 90 giorni delle “tariffe reciproche”, che vi avevamo raccontato nell’ultima puntata di Spinelli.
La sospensione vale per tutti i Paesi tranne che per la Cina, alle cui merci Trump ha inflitto un aumento delle tariffe doganali, portate ora al 145%.
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🔍 Cosa riguardano i dazi europei
Come ha spiegato la Commissione, le tariffe commerciali europee non sono annullate, ma messe in pausa per 90 giorni.
Il pacchetto di contromisure prevede quattro liste di tariffe, la prima delle quali era pensata per entrare in vigore dal 15 aprile.
Nello specifico, le quattro liste contengono una lunga serie di prodotti (o meglio, di codici merceologici) con le relative aliquote che verranno applicate.
Nella prima ci sono, ad esempio, cereali, frutta, sigarette, carta, tessuti, abbigliamento, calzature, ceramiche, vetro, materassi, camion e carri armati, rincarati del 10% o del 25%, per un valore totale di 3,8 miliardi.
La seconda e la terza lista comprendono vari prodotti, da lame, coltelli e oggetti in acciaio fino a polli, anatre e tacchini. Per tutte queste categorie merceologiche le nuove tariffe saranno del 25% e dovevano entrare in vigore dal 16 maggio, con valore stimato sui 13,4 miliardi.
L’ultima lista, infine, comprende mandorle e semi di soia, anch’essi con un rincaro del 25%. In questo caso l’applicazione vale 3,5 miliardi e sarebbe scattata dal primo dicembre, per non compromettere i raccolti e dare il tempo agli agricoltori europei di individuare nuovi fornitori.
Se i negoziati con gli Stati Uniti non saranno soddisfacenti, le tariffe entreranno in vigore alla scadenza dei 90 giorni: le date di inizio dell’applicazione delle quattro liste vanno quindi tutte posticipate di tre mesi.
Le tariffe sono in sostanza delle ritorsioni commerciali decise per spingere l’amministrazione statunitense a rivedere al ribasso, o nella migliore delle ipotesi eliminare del tutto, i dazi previsti sulle merci europee.
Donald Trump sostiene che molti Paesi siano disposti a - letteralmente - “baciargli il culo” per ottenere un accordo commerciale
🤯 Una retromarcia istantanea
Le contromisure commerciali sono state decise con una procedura specifica, detta “comitologia”.
La Commissione europea ha proposto le tariffe al “Comitato barriere commerciali”, un consesso composto da rappresentanti tecnici scelti dai Ministeri dei 27 Stati membri.
Ogni delegato vota in rappresentanza del proprio Paese, e la proposta della Commissione viene adottata a meno che la maggioranza qualificata degli Stati membri non si opponga (cioè 15 Stati membri con almeno il 65% della popolazione totale dell’UE).
Ottenuto il via libera, la Commissione avrebbe dovuto pubblicare un atto esecutivo, pronto a entrare in vigore alla data prestabilita.
Ma dopo l’annuncio di Trump, la Commissione ha preferito mettere in stand-by l’applicazione: tecnicamente, ha spiegato un portavoce della Commissione, verrà preparato un altro atto esecutivo che sospende il precedente per 90 giorni.
I dazi sospesi erano stati pensati come una risposta a quelli del 25% introdotti a febbraio dagli Stati Uniti su acciaio e alluminio provenienti dall’UE, dal valore stimato intorno ai 26 miliardi.
Questi ultimi restano in vigore, così come quelli del 25% sulle automobili europee e quelli del 10% su tutte le altre merci (la soglia minima per tutte le importazioni negli Stati Uniti decisa da Trump).
Al momento il presidente ha deciso di sospendere soltanto le cosiddette “tariffe reciproche” imposte a molti Paesi del mondo, che prevederebbero un 20% di rincaro su tutte le merci europee.
In pratica, la Commissione ha sospeso le ritorsioni commerciali europee anche se i dazi che le hanno originate sono ancora validi. La decisione è stata motivata dalla volontà di lasciare il margine più ampio possibile al negoziato.

🇪🇺 Cosa farà adesso l’UE?
La sospensione delle tariffe commerciali sembra un passo concordato dalla Commissione con i governi europei, anche se nessun dettaglio è stato fornito riguardo alle telefonate di von der Leyen ai capi di Stato e di governo.
Sicuramente, i Paesi dell’UE si sono mostrati compatti nell’approvare le ritorsioni poi sospese. I voti espressi dagli esperti nel Comitato barriere commerciali non sono pubblici, al contrario di quelli dei ministri nelle sessioni di voto del Consiglio dell’UE.
Ma da fonti comunitarie trapela il voto favorevole di 26 Paesi, e quello contrario dell’Ungheria, che si era già espressa contro i dazi europei e vorrebbe stringere da sola accordi commerciali con gli Stati Uniti.
Il fatto che tutti gli altri Stati membri abbiano approvato il pacchetto proposto, non significa però che non l’abbiano in qualche modo influenzato.
Generalmente i governi dell’Unione fanno pressione sulla Commissione europea riguardo le questioni commerciali per tutelare i propri interessi economici e “proteggere” particolari settori produttivi.
Ad esempio, dalla prima lista dei dazi, erano stati esclusi whisky e bourbon, due bevande su cui erano state applicate tariffe commerciali nel 2018, in una ritorsione commerciale contro i dazi imposti da Trump nel suo primo mandato.
Secondo diversi media, gli alcolici provenienti dagli Stati Uniti saranno “risparmiati” dalle tariffe commerciali per il timore di un’ulteriore risposta da parte di Trump, il quale aveva minacciato un nuovo dazio del 200% sugli alcolici europei.
Italia, Francia e Irlanda avrebbero insistito per evitare questo scenario, preoccupate per le loro esportazioni di vino, cognac e whiskey.
Qualcuno ipotizza persino che le misure commerciali dell’UE siano state disegnate apposta per “colpire” gli Stati americani considerati bastioni elettorali del Partito repubblicano di Trump: semi di soia e pollame dalla Louisiana, componenti di automobili dal Michigan e sigarette dalla Florida sono fra i prodotti con i volumi più alti di esportazione, tra quelli presi di mira dalle tariffe ora sospese. Una strategia sottile per esercitare anche una pressione politica sull’amministrazione Trump oltre che commerciale sul governo di Washington.
Pur con un approccio aperto al dialogo verso gli Stati Uniti, l’UE appare decisa a valutare tutte le armi a propria disposizione. Le tariffe approvate e sospese restano un’arma commerciale dal valore complessivo di 21 miliardi di euro mentre continua “il lavoro su ulteriori contromisure”, come ha chiarito la stessa von der Leyen.
Da una parte c'è la carota: il commissario al Commercio Maroš Šefčovič ha detto di avere proposto un accordo per azzerare i dazi su automobili e beni industriali, e che l’offerta rimane valida.
Dall’altra, il bastone, o meglio il “bazooka”, come viene definito a Bruxelles lo “strumento di lotta alla coercizione”. Si tratta di un quadro giuridico con cui la Commissione europea potrebbe colpire finanziariamente le aziende statunitensi che forniscono servizi in Europa, dalle banche alle piattaforme digitali.
Altre cose successe in Europa questa settimana 🇪🇺
L'Unione cristiano-democratica (CDU-CSU) e il Partito socialdemocratico (SPD) hanno trovato l’accordo per formare un governo di coalizione in Germania. Il nuovo cancelliere sarà Friedrich Merz: in questa puntata di Spinelli vi avevamo raccontato la sua visione dell’Europa.
La Commissione europea ha presentato un piano per lo sviluppo dell’intelligenza artificiale in Europa, che comprende un budget per finanziare la costruzione di infrastrutture per elaborare i dati dette “gigafactory”, l’offerta di programmi accademici per gli esperti del tema e la semplificazione delle regole nel settore (di cui vi avevamo parlato qui).
Marzo 2025 è stato il mese di marzo più caldo mai registrato nel continente europeo, con una temperatura media di 6.03 gradi centigradi, secondo il bollettino dell’osservatorio Copernicus.
Nel frattempo, gli autori della Direttiva DG Meme ironizzano sulle conseguenze economiche dei dazi per i cittadini statunitensi. Della retromarcia di Trump sui dazi abbiamo parlato nell’episodio di Globally di questa settimana.
🤔 Serve modificare la politica di coesione europea?
Il vice-presidente della Commissione europea Raffaele Fitto ha presentato alla commissione per lo sviluppo regionale del Parlamento europeo la proposta di modifica della politica di coesione europea. “Gli Stati e le regioni che intendono approfittare di questa opportunità devono presentare le loro modifiche al programma entro due mesi dall'entrata in vigore della nuova legislazione”, ha detto Fitto.
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