La crisi di governo in Germania e le conseguenze per l’UE
Tre mesi di stallo politico e un cambio al vertice a Berlino condizionano anche le scelte dell’Unione europea
Ciao!
Io sono Vincenzo Genovese e questa è Spinelli, la newsletter settimanale di Will che racconta l’Unione europea da Bruxelles.
Ma questa settimana andiamo a Berlino, perché la crisi del governo tedesco riguarda da vicino tutta l’UE.
🕓 Questa newsletter oggi conta 1.503 parole e si legge tutta in 7 minuti.
🇩🇪 Cosa sta succedendo in Germania?
Negli stessi giorni in cui negli Stati Uniti Donald Trump veniva eletto presidente, in Germania si apriva una crisi di governo. Il 6 novembre, il cancelliere tedesco Olaf Scholz, del Partito socialdemocratico (SPD) ha licenziato il suo ministro delle finanze, il liberale Christian Lindner (FDP). La decisione ha provocato una spaccatura nella coalizione di governo e un voto di fiducia all'esecutivo, che si terrà il 16 dicembre.
Se, come è molto probabile, il parlamento tedesco (Bundestag) negherà la fiducia al governo, il presidente della Repubblica Frank-Walter Steinmeier avrà 21 giorni per dissolvere il Bundestag e convocare nuove elezioni per il 23 febbraio.
Dal dicembre 2021, in Germania governa una coalizione formata da tre partiti, detta “Ampelkoalition” (coalizione semaforo) per i colori dei gruppi politici che la compongono: i socialdemocratici (rosso), i liberali (giallo) e i verdi.
Questi partiti avevano firmato un accordo di 178 pagine per stilare un programma di governo comune, che dettaglia le politiche economiche, sociali e climatiche da attuare durante la legislatura.
Ma poi sono emerse sostanziali differenze di visione politica, mentre l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia e la conseguente scelta dei Paesi europei di ridurre progressivamente gli acquisti di gas russo hanno iniziato a far sentire il loro peso sull’economia tedesca.
In generale, i verdi spingevano per misure ambientali più ambiziose e una spesa pubblica più alta, i liberali cercavano di tutelare gli interessi delle imprese e di mantenere basso il deficit delle casse statali, con il cancelliere Scholz chiamato a una costante opera di mediazione fra le “anime” della sua coalizione.
Ma soprattutto, in questi tre anni, tutti e tre i partiti hanno visto crollare i propri consensi, collezionando pessimi risultati nelle elezioni dei vari Land, gli Stati che compongono la Germania, paragonabili alle nostre Regioni.
La principale forza di opposizione, l’Unione Cristiano-Democratica di Germania (CDU) è diventata stabilmente il primo partito, vincendo con un largo margine le elezioni europee. In più, sono cresciuti i voti di due forze politiche estreme, Alternative für Deutschland, di destra radicale, e Bündnis Sahra Wagenknecht, di sinistra radicale.
L’ultimo, decisivo, punto di confronto nella coalizione semaforo ha riguardato il bilancio nazionale per il 2025. Il cancelliere voleva incrementare la spesa pubblica emettendo più debito, il suo ministro delle finanze era contrario. La scelta di Scholz di sostituire Lindner ha poi spinto la FDP a ritirare anche gli altri ministri liberali del governo, sancendo così la fine dell’esecutivo.
La conseguenza sono tre mesi di “limbo” per la Germania, con un esecutivo in carica che non può prendere decisioni importanti e una scena politica dominata dalla campagna elettorale.
🚂 La Germania è la locomotiva dell’UE
Spesso si definisce la Germania “la locomotiva d’Europa”, e in effetti il Paese, uno dei sei membri fondatori dell’UE, primeggia in vari indicatori.
È lo Stato con più abitanti nell’UE: 84,4 milioni, il 19% del totale. Ha anche il PIL più alto, anch’esso quasi un quarto di quello complessivo dell’Unione.
Gli interessi tedeschi sono quindi molto importanti anche per l’UE, con 96 europarlamentari (il numero più alto tra i Paesi membri) e un ruolo di primo piano nelle trattative al Consiglio dell’UE (difficilmente una legge viene approvata dagli Stati membri con il voto contrario del governo di Berlino).
A Bruxelles la Germania è considerata insieme alla Francia il “motore d’Europa”, perché i leader di questi due Paesi tendono a stabilire una linea comune fra loro, che molto spesso diventa poi la linea dell’intera Unione, considerando anche il loro peso specifico.
La maggior parte delle legislazioni adottate nell’UE viene infatti votata al Consiglio con il sistema della maggioranza qualificata, cioè con il voto favorevole del 55% degli Stati membri, che rappresentino almeno il 65% della popolazione dell’UE. Germania e Francia, da sole, arrivano quasi al 35%.
Se sono entrambe contrarie a una legge, gli basta dunque coinvolgere altri due o tre Stati membri, anche di piccole dimensioni, per formare una “minoranza di blocco”. Come si dice nei corridoi delle istituzioni UE, non si può fare nulla senza avere dalla propria parte i governi di Berlino e Parigi (o almeno uno dei due).
Per alcuni analisti, quindi, la crisi di governo tedesca arriva in un momento molto delicato anche perché coincide con una situazione politica molto complicata in Francia. Il presidente della Repubblica Emmanuel Macron è uscito sconfitto dalle ultime elezioni legislative e il nuovo governo è formato da un’ampia coalizione di partiti minori, con le forze politiche più votate dai francesi (Rassemblement National e Front Populaire) all’opposizione.
Il contesto globale non aiuta: in seguito all’elezione di Donald Trump alla guida degli Stati Uniti, l’Unione europea dovrà probabilmente prendere decisioni importanti sui temi della difesa, del supporto all’Ucraina e delle politiche commerciali, come vi avevamo raccontato nell’ultima puntata di Spinelli. Farlo con un governo dimissionario in Germania sarà ancora più complicato.
➡️ L’asse politico europeo è sempre più spostato a destra
Ma la crisi del governo Scholz ha anche un risvolto più politico.
Il cancelliere tedesco è oggi, insieme al presidente del governo spagnolo Pedro Sánchez, la figura più rilevante del Partito socialista europeo. Proprio Scholz e Sánchez sono stati i due socialisti incaricati di negoziare il pacchetto di nomine per gli incarichi di vertice dell’UE, di cui vi avevamo parlato in questo numero di Spinelli.
Salvo sorprese oggi difficili da prevedere, il prossimo governo della Germania sarà di destra o centro-destra, con la CDU come principale forza candidata a esprimere il cancelliere.
Questo sbilancia ulteriormente il quadro politico complessivo dell’UE, dove la maggior parte dei Paesi sono governati da coalizioni di destra, e alcuni di loro (Italia, Ungheria, Paesi Bassi, Cechia, Croazia e Finlandia) vedono al potere partiti di destra radicale, da soli o in coalizione.
Questa situazione, sommata allo spostamento verso destra del Parlamento europeo dopo le elezioni, sta già provocando conseguenze concrete.
Per la prima volta un esponente di un partito di destra radicale, Raffaele Fitto di Fratelli d’Italia, è stato nominato vice-presidente della Commissione europea. All’Europarlamento, sempre più spesso il Partito popolare europeo vota insieme ai gruppi dei Conservatori e riformisti europei e dei Patrioti per l’Europa, rompendo la cosiddetta “maggioranza Ursula” (PPE, S&D, Renew Europe), che ha sostenuto la presidente von der Leyen nell’ultima legislatura.
💶 Il PIL della Germania è quasi un quarto di tutta l’UE
🇪🇺 Altre cose successe in Europa questa settimana
Si sono svolte le audizioni dei sei vice-presidenti designati per la prossima Commissione europea. Ma il Parlamento non ha ancora deciso se approvarli o meno, perché i gruppi politici principali stanno ancora trattando fra loro. In questo numero, raccontiamo come funziona l’approvazione, quali commissari rischiano il posto, e quali di perdere qualche competenza.
Il Parlamento europeo ha approvato il rinvio del regolamento sulla deforestazione, di cui vi avevamo parlato qui. Durante la votazione c’è stato un problema tecnico per cui alcuni eurodeputati non sono riusciti a votare su alcuni emendamenti. Ma la presidente Metsola non ha ritenuto opportuno ripetere il voto.
L’aeroporto di Lisbona ha vietato i voli notturni: nessun atterraggio o decollo fra l’una e le cinque del mattino.
💰 Rinascimento, coworking e fotografia coi fondi di coesione
Da Berlino ci spostiamo a Reggio Emilia, dove i fondi di coesione europei hanno finanziato il recupero dei Chiostri di San Pietro, il più straordinario complesso monumentale della città e anche uno dei più suggestivi del Rinascimento italiano. I chiostri ospitano ora Lab In-Chiostri, un’area con coworking e ristorante e sono la location del Festival della Fotografia Europea.
🧡 Ci vediamo a Napoli
Will Meets arriva a Napoli! ✨
Ebbene sì, nella capitale del Sud terremo uno Swing a tema riqualificazione urbana per parlare di cura delle aree pubbliche delle nostre città.
📅 Il 21 novembre , all’A’mbasciata (via Benedetto Croce, 19) dalle 18, ci confronteremo per scoprire come rendere le nostre città più belle, più vivibili e più sostenibili 🌱
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Questa settimana ci siamo chiesti se Elon Musk sarà il vero presidente degli Stati Uniti e Cosa è successo con i migranti in Albania e il governo Meloni.
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Ciao, ho un appunto per il numero, comunque scritto bene: in Cechia nessun partito di destra radicale fa parte della coalizione di governo. L'ODS, pur conservatore e membro di ECR, si colloca sul centro-destra, con fazioni di destra ma non radicali.