Cosa cambia per l’UE con Donald Trump?
L’elezione del presidente repubblicano avrà importanti conseguenze, dal commercio alla difesa fino alla stabilità dell’UE
Ciao!
Io sono Vincenzo Genovese e questa è Spinelli, la newsletter settimanale di Will che racconta l’Unione europea da Bruxelles.
Questa settimana i leader dell’UE si sono incontrati a Budapest, per un Consiglio europeo informale e una riunione della Comunità politica europea, ma i loro pensieri erano rivolti soprattutto a Washington e agli Stati Uniti.
L’elezione di Donald Trump come presidente, infatti, avrà molto probabilmente importanti conseguenze anche per l’Europa. Per ora qualcuno si complimenta in modo istituzionale (come Ursula von der Leyen o Emmanuel Macron), qualcuno esulta (come il primo ministro ungherese Viktor Orbán), qualcun altro annuncia tempi duri (come diversi membri del Parlamento europeo). Ma come cambieranno le cose con Trump? Al momento è più facile farsi domande che dare risposte.
🕓 Questa newsletter oggi conta 1.672 parole e si legge tutta in 8 minuti.
🇺🇦 L’enigma della guerra in Ucraina
Nel suo discorso della vittoria, Donald Trump ha promesso di “fermare le guerre” nel mondo. Prima delle elezioni aveva detto più volte che avrebbe messo fine a quella in Ucraina in un giorno.
Trump non ha specificato come, ma per molti ciò significa in concreto una riduzione o persino una sospensione totale degli aiuti militari statunitensi all’Ucraina.
Senza il supporto statunitense, il governo di Kiev sarebbe più propenso ad accettare, in un possibile negoziato, compromessi che al momento ritiene svantaggiosi: come la cessione della penisola della Crimea e della regione del Donbass alla Russia, secondo una ricostruzione del Washington Post.
Di certo le forniture militari degli Stati Uniti sono molto importanti per le forze armate ucraine: circa 57 miliardi di euro dall’inizio della guerra, secondo i calcoli del Kiel Institute. Quelle europee arrivano a 43,5 miliardi, considerando sia le donazioni degli Stati membri, sia le somme concordate a livello UE (6,1 miliardi in totale, tramite uno strumento chiamato European Peace Facility).
Ma un eventuale disimpegno statunitense potrebbe portare anche gli europei a discutere il proprio supporto.
🪖 La difesa europea dovrà essere potenziata
Una questione in parte collegata al conflitto ucraino riguarda la difesa europea. 22 Paesi su 27 dell’Unione sono anche membri della NATO: l’Organizzazione del Trattato dell'Atlantico del Nord. È formata da trentadue Stati tra Europa e Nord America, e gli Stati Uniti ne sono il principale finanziatore, costituendo la principale garanzia di sicurezza per molti governi dell’Unione (come vi avevamo raccontato in questa puntata di Spinelli).
In passato Trump ha spesso criticato i Paesi europei membri della NATO che non destinano alla spesa militare almeno il 2% del proprio prodotto interno lordo, soglia stabilita nel 2006 ma non ancora raggiunta da tutti. Durante uno dei suoi comizi aveva persino promesso di non soccorrere, in caso di attacco, i Paesi inadempienti: al momento Croazia, Portogallo, Italia, Belgio, Lussemburgo, Slovenia e Spagna, secondo le stime della NATO per il 2024.
Se adottata, questa decisione farebbe saltare il presupposto fondamentale su cui si basa l’alleanza atlantica, sancito dall’Articolo 5 del trattato fondativo: il mutuo soccorso di tutti i suoi membri nel caso un alleato venga attaccato militarmente.
Dopo l’elezione di Trump, il segretario generale della NATO Mark Rutte ha escluso questa ipotesi e sottolineato che le minacce alla sicurezza dei membri europei (come la presenza di soldati nord-coreani che combattono al fianco dei russi in Ucraina) sono anche minacce alla sicurezza degli Stati Uniti.
La sensazione generale, però, è che l’Unione europea debba accelerare la costituzione di un sistema di sicurezza quanto più indipendente dagli Stati Uniti. “In poche parole, non possiamo aspettare che siano gli americani a proteggerci”, ha detto il primo ministro ungherese Orbán al termine dell’incontro di Budapest.
Le risorse già stanziate non sono trascurabili: i Paesi dell’UE spendono per i propri eserciti 240 miliardi di euro, pari all’1,5% del prodotto interno lordo dell’Unione nel 2022, secondo l'Agenzia europea per la difesa.
Ma andrebbero aumentate, e soprattutto coordinate fra gli Stati dell’Unione, come ripete la Commissione europea e suggerisce anche il rapporto sul futuro della competitività europea stilato da Mario Draghi.
💰 Trump vuole imporre dazi alle merci europee
Un altro tema molto delicato è quello dei dazi commerciali, che Donald Trump propone di applicare sulle merci europee esportate negli Stati Uniti.
Già durante il suo primo mandato da presidente (2016-2020), aveva imposto tariffe del 25% sull’acciaio e del 10% sull’alluminio, poi attenuate sotto la presidenza di Joe Biden.
Ora invece sembra pronto a imporre tariffe fra il 10% e il 20% su tutti i beni esteri importati negli Stati Uniti, compresi quindi quelli europei (oltre a dazi specifici sulle merci messicane e le auto elettriche cinesi). Questa strategia, ideata per privilegiare le aziende statunitensi, potrebbe scatenare una vera e propria “guerra commerciale” secondo alcuni diplomatici.
Ogni misura protezionistica infatti provoca di norma una ritorsione nel Paese che la subisce: l’Unione europea, che ha la competenza esclusiva rispetto agli Stati membri sulle politiche commerciali, adotterebbe dunque dazi simili nei confronti delle merci provenienti dagli Stati Uniti.
Una situazione conflittuale penalizzerebbe probabilmente entrambe le economie, ma forse quella europea di più. Oggi gli Stati Uniti sono la principale destinazione delle esportazioni dall’UE, con il 19,7% del totale. Per alcuni Paesi UE questa cifra è anche superiore: per Italia e Germania, il mercato statunitense vale oltre il 22% dell’export, per l’Irlanda quasi il 46%.
Anche le importazioni europee dagli Stati Uniti sono consistenti: 13,7% del totale, seconde solo alla Cina, con in testa petrolio, gas e prodotti farmaceutici. La bilancia commerciale segna un surplus a favore dell’UE: nel complesso, cioè, le merci che viaggiano dall’Europa agli Stati Uniti valgono di più di quelle che fanno il percorso inverso.
Nel caso dell’Italia questa cifra supera i 42 miliardi. La Germania guida la classifica con quasi 86 miliardi, mentre solo sette Stati membri importano dagli USA più di quanto esportano.
Oltre alle preoccupazioni generali europee, ci sono poi quelle specifiche di alcuni Stati membri per l’agenda economica di Trump. L’Irlanda, ad esempio, ospita circa mille imprese statunitensi che beneficiano di una tassazione più agevolata rispetto a quella americana. Tuttavia, il nuovo presidente intende abbassare l’imposta sui redditi di impresa dal 21% al 15% per incentivare il rientro di queste aziende nel paese. La Spagna teme dazi mirati sul proprio olio di oliva, come già successo nel primo mandato di Trump.
🧩 L’Unione europea rischia la disgregazione?
Esiste poi un’altra preoccupazione, meno esplicita ma molto presente negli ambienti delle istituzioni europee. L’approccio protezionista e nazionalista di Donald Trump potrebbe incoraggiare tutte quelle forze politiche europee che si oppongono a una maggiore integrazione nell’UE, perseguendo invece il mantenimento (o il rafforzamento) dei poteri nazionali.
Anche la sua retorica contro le persone migranti e le misure di protezione dell’ambiente ricalca quella adottata in Europa dai partiti sovranisti.
Proprio i leader di questi partiti hanno celebrato con maggiore enfasi l’elezione di Trump: Santiago Abascal di Vox in Spagna, Matteo Salvini della Lega in Italia e soprattutto Viktor Orbán di Fidesz in Ungheria, l’unico a essere anche capo di governo di un Paese dell’Unione, che per molti sarà l’interlocutore europeo privilegiato dal presidente degli Stati Uniti.
Un mese prima delle elezioni statunitensi, Orbán disse che avrebbe accolto una vittoria di Trump “stappando champagne”. Alla fine lo ha fatto bevendo vodka, ha confessato ai giornalisti. Dopo una telefonata con il presidente appena eletto, ha scritto di avere “grandi piani per il futuro”.
Il rischio principale per l’UE è che singoli governi nazionali cerchino di stabilire con gli Stati Uniti relazioni magari vantaggiose per sé, ma non per l’Unione nel suo complesso.
🇪🇺 Altre cose successe in Europa questa settimana
Il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha licenziato il ministro delle finanze Christian Lindner, aprendo una crisi di governo che porterà con molta probabilità a nuove elezioni tra marzo e aprile. Ne riparleremo, se vuoi intanto puoi ascoltare questa puntata del podcast The Essential.
Il primo ministro irlandese Simon Harris ha indetto elezioni anticipate per il 29 novembre, sperando di aumentare i consensi per il suo partito, Fine Gael.
Al Parlamento di Bruxelles si sono tenute le prime audizioni di conferma dei commissari europei (ve ne avevamo parlato qui). Non sono mancati gaffe e fuori-programma, come il presidente della commissione parlamentare Ambiente Antonio Decaro che si dimentica di dare la parola al commissario designato Olivér Várhelyi.
🇮🇹🇺🇸 L’Italia è il secondo Paese in UE per export verso gli Stati Uniti
🎞️ Dall’UE anche fondi per cinema e serie tv
Le politiche di coesione finanziano spesso progetti culturali, compresi film e serie animate. In passato, è stato il caso del film “Basilicata Coast to Coast”, ambientato in Lucania, o la serie televisiva “Il nome della rosa”, tratta dall’omonimo romanzo di Umberto Eco. Quest’anno è stata invece prodotta “Leo da Vinci”, una serie per bambini che racconta le peripezie di un quindicenne del 1400 a Firenze, molto famoso ancora oggi.
🇺🇸 Per capire meglio le elezioni USA
In questi giorni post voto statunitense abbiamo realizzato tanti contenuti per capire meglio quali effetti avrà il ritorno di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti. Ecco qua dove li puoi trovare per approfondire:
Sul nostro canale YouTube 👉 un video che racconta la storia personale di Donald Trump: dalle origini, all'ascesa come magnate dell'immobiliare, fino alle tappe che lo hanno portato ad essere rieletto per una seconda volta alla Casa Bianca
Nel podcast Closer 👉 gli episodi Come cambia l’America con Trump? e Chi ha votato Trump?
Nel podcast Actually 👉 l’episodio La reazione dei mercati alla vittoria di Trump
Nel podcast Don Chisciotte 👉 l’episodio Deep Blue in USA
Nel podcast Altre/Storie Americane 👉 gli episodi La notte di Donald Trump e Perché l’America ha scelto Trump
🎙️ È tornato Troppo Poco!
È uscito il primo episodio della nuova stagione di Troppo Poco, il podcast di Will in collaborazione con Mindwork, in cui Luna Esposito e Biancamaria Cavallini parlano del tema del benessere psicologico al lavoro.
Potete già ascoltare la prima puntata, in cui si parla di come le aziende affrontano il tema della salute mentale dei propri lavoratori 👇
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Un chiarimento; nel grafico “L’Italia è il secondo Paese in UE per export verso gli Stati Uniti” le cifre che riportate sono in milioni. Forse intendete miliardi? Grazie
Buona sera, complimenti per l'ottima newsletter. Volevo solo segnalare un possibile refuso nel grafico dell'export.
Si tratta probabilmente di Miliardi non Milioni.
Vedo che altri lettori hanno avuto lo stesso dubbio. Grazie per il Vostro lavoro. Lor