La Polonia al bivio
Il secondo turno delle elezioni presidenziali spacca il Paese. Un testa a testa tra due candidati, che avrà ripercussioni anche per l’UE
Ciao!
Io sono Vincenzo Genovese e questa è Spinelli, la newsletter settimanale di Will che racconta l’Unione europea da Bruxelles. Ma oggi andiamo in Polonia, dove domenica primo giugno si vota per l’elezione del presidente della Repubblica. I due candidati presenti al ballottaggio, Rafał Trzaskowski e Karol Nawrocki, sono sostenuti dai due partiti che da vent’anni si contendono il potere nel Paese, con una visione opposta dell’Europa.

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Destra liberale contro destra sovranista
Questi due partiti si chiamano Piattaforma civica (PO) e Diritto e Giustizia (PiS).
Al contrario di quanto accade in molti altri Stati europei, non si tratta del tradizionale duello tra una formazione politica di destra e una di sinistra.
Piattaforma civica è un partito di centro-destra, liberale in economia, che aderisce al Partito popolare europeo, la famiglia politica di Forza Italia. Lo guida Donald Tusk, l’attuale presidente del Consiglio della Polonia, che è stato anche presidente del Consiglio europeo dal 2014 al 2019.
Diritto e Giustizia ha invece un orientamento ultra-conservatore e sovranista, e appartiene al gruppo dei Conservatori e riformisti europei, lo stesso di Fratelli d’Italia. Il suo presidente è Jarosław Kaczyński, ex capo di governo e considerato il vero artefice delle politiche dei governi di Beata Szydło e Mateusz Morawiecki, gli ultimi rappresentanti del PiS a ricoprire la carica di presidente del Consiglio.
Queste due forze politiche hanno alcuni punti in comune, come le politiche migratorie, il sostegno alla spesa militare e l’avversione alla Russia. Ma si scontrano su altri temi come il diritto all’aborto, i diritti civili delle persone LGBTQ+ e soprattutto la visione dell’Unione europea.
Nei suoi anni al governo, dal 2015 al 2023, Diritto e Giustizia è entrato in conflitto con le istituzioni europee per diversi motivi, ma uno in particolare ha reso i rapporti tra Varsavia e Bruxelles molto tesi. Il PiS ha intrapreso una riforma della giustizia volta a controllare di fatto la magistratura, occupando con giudici fidati il Tribunale Costituzionale, accorpando le cariche di Procuratore generale e ministro della Giustizia e approvando una legge sulla responsabilità dei magistrati, considerata un modo per punire coloro che non sono allineati all’esecutivo.
La conquista della scacchiera giudiziaria ha permesso al PiS di imporre la propria agenda ideologica: uno degli esempi più evidenti è il divieto di aborto in caso di malformazione del feto, sancito da una sentenza del Tribunale costituzionale, che ha reso illegali quasi tutte le interruzioni di gravidanza praticate fino a quel momento nel Paese.

La Commissione europea ha reagito con diverse procedure di infrazione, il congelamento dei fondi europei destinati al Paese, e persino l’attivazione dell’Articolo 7 del Trattato sull'Unione europea: una clausola pensata per proteggere i valori fondanti dell'UE, che può portare alla sospensione del diritto di voto di un Paese membro.
L’ex presidente del Consiglio polacco Morawiecki si è spesso alleato con l’ungherese Viktor Orbán contro Bruxelles, accusando la Commissione di interferenze indebite nelle politiche nazionali.
Varsavia e Budapest hanno costruito un asse sovranista, aperto per un certo periodo anche a Cechia e Slovacchia, contrario a una maggiore integrazione europea. Polonia e Ungheria, entrambe sotto Articolo 7, si sono coperte le spalle a vicenda con il diritto di veto: per completare la procedura e sospendere i diritti di un Paese membro dell’UE, serve infatti l’accordo unanime degli altri 26.
Il cambio di governo avvenuto a fine 2023 ha appianato lo scontro. La coalizione guidata da Donald Tusk, che include anche socialisti e liberali, ha subito impostato una relazione più conciliante con il resto dell’Unione, promettendo di smantellare la riforma giudiziaria e di restaurare garanzie democratiche e Stato di diritto.
La Commissione ha chiuso la procedura di Articolo 7 e sbloccato 137 miliardi di fondi europei. La Polonia da allora è tornata al centro della scena politica europea, anche per il suo ruolo nel promuovere la spesa militare (della visione di Tusk vi avevamo parlato in questo numero di Spinelli).

Perché queste presidenziali sono importanti
Dopo le elezioni legislative del 2023, la coalizione europeista guidata da Donald Tusk ha ottenuto la maggioranza nel Sejm, la camera bassa del Parlamento polacco, ponendo fine al lungo ciclo di governi a guida PiS.
Ma in Polonia anche quelle presidenziali sono un momento decisivo. Nel quadro dell’ordinamento semipresidenziale polacco, il presidente della Repubblica ha il diritto di veto su ogni nuova legge, superabile solo con una maggioranza di tre quinti del Sejm: una soglia di cui il governo di Tusk non dispone.
L’elezione del presidente si tiene ogni cinque anni, svincolata e - il più delle volte - sfalsata temporalmente da quella del Parlamento.
Può capitare quindi che presidente e capo di governo abbiano un orientamento politico diverso, cosa che in qualche modo frena l’azione di governo: è la situazione attuale, in cui il presidente Andrzej Duda, sostenuto dal PiS, si è opposto ad alcune politiche governative, arrivando ad accusare il governo di “violare la legge”.
L’elezione di Rafał Trzaskowski significherebbe un margine di manovra più ampio per il governo, che si tradurrebbe probabilmente in misure più ambiziose in tema di diritti civili (difficilmente la liberalizzazione dell’aborto, che resta un argomento divisivo anche nella coalizione governativa).
Al contrario, se il nuovo presidente polacco fosse Karol Nawrocki, si prospetta un conflitto latente tra le due cariche, in grado di bloccare - o quantomeno rallentare - l’azione del Parlamento e il riavvicinamento all’UE.
Un testa a testa per la vittoria
Come nelle ultime elezioni, concluse con il 51% delle preferenze al candidato vincitore e il 49% allo sconfitto, il voto presidenziale spacca la Polonia.
Trazkowski, popolare sindaco di Varsavia laureato in studi europei, è il favorito al ballottaggio. Dopo aver perso le elezioni del 2020 è diventato il punto di riferimento per l’ala “progressista” di Piattaforma civica, sostenendo la necessità di riconoscere le unioni fra persone dello stesso sesso, e sembra la figura giusta per attrarre voti anche dagli elettori di sinistra.
Nawrocki, storico di professione e direttore dell'istituto di memoria nazionale, si è presentato al voto da outsider, senza aver mai ricoperto alcun incarico politico, ricevendo l’appoggio del PiS.
Secondo la stampa polacca, ha guadagnato esperienza e riconoscimento durante la campagna elettorale, riuscendo quasi a colmare nel primo turno l’ampio distacco previsto dai sondaggi rispetto al rivale.
Proprio i risultati del primo turno, svoltosi domenica 18 giugno, sono stati studiati dagli analisti per prevedere l’esito di un’elezione così incerta.
Le percentuali molto simili ottenute dai due sfidanti (31,36% da Trazkowski e 29,54% da Nawrocki) rendono ancora più rilevante la scelta di quegli elettori che avevano preferito altri candidati.
Più del 20% dei voti al primo turno sono andati a due candidati di destra radicale, classificatisi rispettivamente terzo e quarto: Sławomir Mentzen del movimento Konfederacja, xenofobo e ultranazionalista, e Grzegorz Braun, che ha fondato il partito Corona polacca conducendo una campagna apertamente antisemita e anti-LGBTQ+.

Il successo di questi due candidati dovrebbe essere una buona notizia per Nawrocki, che si è presentato al popolo polacco come il rappresentante delle istanze della destra sovranista.
Il suo compito dovrebbe essere più agevole rispetto a quello di Trazkowski, chiamato a mobilitare elettori socialisti e liberali senza perdere quelli più conservatori del suo partito.
Ma il sostegno a Nawrocki non è automatico. La divergenza più profonda fra il PiS e i partiti di destra radicale riguarda l’economia. Nei suoi anni al potere, Diritto e Giustizia ha insistito su un modello statalista, fatto di lauti sussidi alle aree rurali, aumenti dei salari e riduzione dell’età pensionistica.
Konfederacja e Corona polacca sostengono invece una linea ultra-liberista e una narrazione anti-establishment, diretta contro entrambi i due grandi partiti del Paese. Che ora tornano a sfidarsi, come accade da vent’anni, in un appuntamento cruciale per Varsavia e per Bruxelles.

Altre cose successe in Europa questa settimana 🇪🇺
La Commissione europea ha aperto un’indagine contro quattro siti pornografici, sospettati di aver violato le regole della Legge sui servizi digitali. In particolare, si contesta ai siti in questione la mancanza dei livelli necessari di privacy, sicurezza e protezione dei minori attraverso sistemi di verifica dell'età per permettere l’accesso.
La Commissione ha anche presentato una strategia dedicata alle start-up, che prevede un accesso facilitato agli investimenti e un programma per attrarre ed educare giovani imprenditori.
Il governo irlandese ha proposto una legge per vietare l’importazione di prodotti dai territori palestinesi illegalmente occupati da coloni israeliani. Delle reazioni in Europa alla guerra a Gaza vi avevamo parlato nell’ultimo numero di Spinelli.
Una ginestra da tutelare
Da Bruxelles andiamo in Calabria, dove un progetto finanziato anche da fondi europei punta a ottimizzare l’impiego a livello industriale della ginestra, una pianta che cresce anche su terreni particolarmente aridi e in condizioni ostili. La fibra tessile e la materia legnosa che si ricava dalla pianta possono essere utilizzate per la produzione di abiti e banchi scolastici.
🗳️ I nostri contenuti speciali sui referendum dell’8-9 giugno
Se leggi questa newsletter sicuramente saprai che l’8-9 giugno si vota per 5 referendum abrogativi sui temi del lavoro e della cittadinanza. Qui di seguito raccogliamo tutti i nostri contenuti speciali che stiamo realizzando per raccontare per cosa e come si vota.
🎙️ Il podcast Closer
È il podcast di Will, raccontato da Carlo Notarpietro e scritto con Pietro Forti, realizzato grazie a chi ci sostiene con Will Makers: in queste settimane abbiamo deciso di aprirlo a tutte e tutti per raccontare i referendum dell’8-9 giugno 👇
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Un numero speciale della nostra newsletter Ctrl+Cash per capire per cosa si vota ai referendum dell'8-9 giugno, soprattutto sui quesiti che parlano di lavoro 👇
📖 La guida semplice
👀 Ci vediamo anche dal vivo
Abbiamo lanciato Orbita, il nuovo ciclo di eventi gratuiti di Chora e Will in collaborazione con UniSalute, che si tiene ogni mercoledì sera in Triennale Milano.
🗓️ Giovedì 4 giugno - ore 19:00
📍 Spazio Voce Triennale - Viale Emilio Alemagna 6, Milano
Insieme a Carlo Notarpietro e Francesco Oggiano, ospitiamo Nichi Vendola: un’occasione per rileggere gli ultimi decenni di storia politica e sociale, dai movimenti LGBTQ+ alla comunicazione politica, dalle sfide della sinistra ai referendum dell’8 e 9 giugno.
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