La nuova Commissione di Ursula von der Leyen
Sei vice presidenti esecutivi, tra cui l’italiano Raffaele Fitto, alcuni nuovi portafogli e diverse scelte contestate dal Parlamento europeo
Ciao!
Io sono Vincenzo Genovese e questa è Spinelli, la newsletter settimanale di Will che racconta l’Unione europea da Bruxelles.
Ma in questo caso da Strasburgo, dove in settimana Ursula von der Leyen ha presentato la nuova Commissione europea, dopo aver ricevuto le nomine dei commissari dagli Stati membri (che vi avevamo raccontato in questa puntata di Spinelli).
Lo ha fatto martedì 17 settembre in una lunga e affollata conferenza stampa al Parlamento europeo, in cui ha spiegato gli incarichi dei diversi commissari.
Poco prima aveva incontrato i presidenti dei gruppi politici dell’Europarlamento, svelando loro però soltanto la struttura della Commissione, senza fare i nomi (per questo qualcuno l’ha accusata di non rispettare il Parlamento).
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🇪🇺 La struttura della nuova Commissione europea
La Commissione 2024-2029 prevede sei vice presidenti esecutivi, figure intermedie preposte a supervisionare il lavoro di altri commissari.
Uno era già noto: l’estone Kaja Kallas, nominata Alto rappresentante dell’UE per gli affari esteri e la politica di sicurezza dagli Stati membri a giugno.
Gli altri sono la spagnola Teresa Ribera, la finlandese Henna Virkkunen, la rumena Roxana Mînzatu il francese Stéphane Séjourné e l’italiano Raffaele Fitto.
In tutto il collegio della Commissione europea è composto da 27 persone, una per Stato membro dell’UE: una regola in passato spesso criticata, anche dal Parlamento europeo che ha chiesto di far scegliere i commissari direttamente al presidente, senza vincolo di nazionalità.
Ogni commissario è a capo di uno o più direzioni generali (DG) della Commissione, una sorta di corrispettivi europei dei ministeri nazionali.
Tra le novità più significative ci sono un commissario alla “Difesa e allo spazio” e uno al “Mediterraneo”, ma anche l’inserimento di “Benessere animale” e “Questione abitativa”.
Von der Leyen ha detto che il nuovo collegio dei commissari non avrà rigidi compartimenti stagni, bensì una “struttura più snella, interattiva e interconnessa”.
L’impressione generale, guardando alle sue parole e alle sue scelte, è che la presidente abbia formato una squadra con una gerarchia interna meno verticale rispetto alla precedente legislatura. Il che potrebbe significare meno poteri per i vice presidenti e più poteri per sé stessa.
La struttura interna della Commissione europea è piuttosto complicata (anche per chi ci lavora)
Fonte: DG MEME
👍👎 I promossi e i retrocessi da von der Leyen
Il 40% dei commissari europei saranno donne, un risultato che si avvicina alla parità assoluta di genere e che von der Leyen ha orgogliosamente rivendicato in conferenza stampa.
Fra i nomi indicati inizialmente dagli Stati membri infatti, c’erano molti più uomini: il 78%, come vi avevamo raccontato in questo numero di Spinelli.
Ma dopo le nomine, la presidente ha negoziato con alcuni dei governi, inducendoli a sostituire il proprio commissario, con la prospettiva di “accontentarli” sull’assegnazione dell’incarico. In molti casi, ha chiesto una donna al posto di un uomo (del resto von der Leyen voleva da ogni Paese due candidati di generi diversi per poter scegliere).
Ad esempio, su invito della presidente, la Romania ha sostituito Victor Negrescu con l’eurodeputata socialista Roxana Mînzatu, inaspettatamente designata da von der Leyen vicepresidente (è la prima volta per un commissario rumeno).
Al contrario, il governo di Malta ha resistito alle pressioni e mantenuto la propria scelta: Glenn Micallef, attuale capo del personale del primo ministro Robert Abela, senza grande esperienza politica internazionale. Al commissario maltese è stato dato il portafoglio all’Equità generazionale, politiche giovanili, cultura e sport, non esattamente il più ambito.
Il caso più eclatante di negoziato con gli Stati membri, comunque, riguarda Thierry Breton, fino a pochi giorni fa commissario europeo al Mercato interno e candidato dalla Francia per la nuova Commissione.
Un giorno prima della presentazione, Breton si è dimesso, accusando in una lettera molto dura von der Leyen di aver chiesto alla Francia di cambiare candidato senza nemmeno averglielo comunicato direttamente.
Secondo molti, Breton era una figura di grande peso politico, che da vicepresidente avrebbe potuto contrastare e/o oscurare Ursula von der Leyen. Mentre il nuovo commissario francese, l’attuale ministro degli Esteri Stéphane Séjourné sarebbe meno ingombrante.
☝️ Le scelte più contestate
Ma le scelte di Ursula von der Leyen non sono definitive, dal momento che ogni commissario deve ottenere l’approvazione del Parlamento europeo. Il processo prevede domande scritte e orali durante un’audizione di minimo tre ore con la commissione parlamentare competente, che poi assegna l’incarico se almeno due terzi dei suoi deputati sono favorevoli.
Alcune decisioni della presidente sono state molto criticate. A partire dall’assegnazione di una vicepresidenza esecutiva a Raffaele Fitto, attualmente ministro per gli Affari europei, le politiche di coesione e il PNRR del governo di Giorgia Meloni.
Nella nuova Commissione Fitto si occuperà di politiche di coesione e riforme. Dovrà sostenere riforme e investimenti di lunga durata, supervisionare l’impiego dei fondi per la ripresa dalla pandemia e favorire lo sviluppo delle regioni più arretrate dell’Unione.
Alcuni, tra cui la presidente del Consiglio Meloni, ritengono la nomina come una vittoria, perché aumenta il grado gerarchico rispetto al precedente commissario italiano, Paolo Gentiloni. Altri considerano che i suoi poteri siano in realtà limitati, guardando alla direzione generale che presiede.
Il dato politico, però, è chiaro: per la prima volta nella storia la Commissione avrà un vice presidente di un partito di destra radicale, appartenente alla famiglia dei Conservatori e riformisti europei e a un partito, Fratelli d’Italia, che ha votato contro la rielezione di von der Leyen.
La cosa non piace a tre dei quattro gruppi politici che sostengono la Commissione von der Leyen: Socialisti e democratici, Renew Europe e Verdi/Alleanza libera per l’Europa, che non gli renderanno la vita facile nell’audizione.
Gli stessi gruppi esprimono dubbi sull’assegnazione del portafoglio alla Salute e al benessere animale al commissario ungherese Olivér Várhelyi, nominato da Viktor Orbán, e di quello agli Affari interni e alla migrazione all’austriaco Magnus Brunner, vista la posizione intransigente del governo di Vienna sulla questione migratoria.
Il gruppo La Sinistra critica pure la portoghese Maria Luís Albuquerque come commissaria ai Servizi finanziari, per presunti conflitti di interesse, e il greco Apostolos Tzitzikostas, commissario al Trasporto sostenibile e al turismo, per passate dichiarazioni xenofobe e omofobe.
I partiti di destra contestano invece soprattutto un altro vice presidente: Teresa Ribera, che avrà una delega alla “Transizione pulita, giusta e competitiva”, si occuperà delle politiche di concorrenza e degli obiettivi del Green Deal, e per alcuni è la vera “numero due” della Commissione europea.
La sua figura, che vi avevamo raccontato in questo numero di Spinelli, è considerata troppo radicale nelle sue posizioni ecologiche.
🔵 Più di metà della Commissione è del Partito popolare europeo
🇮🇹 I fondi di coesione al commissario italiano
Il vice presidente Fitto si occuperà anche dei fondi di coesione dell’Unione europea. “Il rafforzamento della coesione economica, sociale e territoriale nell'UE favorisce la creazione di posti di lavoro di qualità, stimola la produttività, l'innovazione e la competitività, ed è essenziale per conseguire gli obiettivi legati alla duplice transizione, verde e digitale”, si legge nella lettera di incarico scritta dalla presidente von der Leyen per il commissario italiano.
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