Lo show di Viktor Orbán al Parlamento europeo
La presentazione delle priorità dell’Ungheria per la presidenza di turno dell’UE si è trasformata in uno scontro fra il primo ministro e i suoi rivali
Ciao!
Io sono Vincenzo Genovese e questa è Spinelli, la newsletter settimanale di Will che racconta l’Unione europea da Bruxelles.
Ma ogni tanto anche da Strasburgo, dove questa è stata la settimana di Viktor Orbán. Il primo ministro ungherese ha enunciato al Parlamento europeo le priorità del semestre di presidenza dell’UE del suo Paese, ricevendo applausi, fischi, contestazioni, e persino banconote false.
Prima di cominciare, un saluto dal team editoriale e commerciale di Spinelli che si è incrociato casualmente all'aeroporto di Bruxelles!

🕓 Questa newsletter oggi conta 1.313 parole e si legge tutta in 6 minuti.
🇭🇺 Il leader più divisivo dell’Unione europea
Al Parlamento, Orbán si è preso la scena per due giorni. Martedì 8 ottobre ha organizzato una conferenza stampa “in autonomia”, evitando la sala stampa ufficiale dell’Eurocamera. In questo modo ha potuto decidere quali e quante domande accettare, prolungando a piacimento la conferenza, che altrimenti avrebbe avuto una durata prefissata.
Orbán ha risposto a tutti i giornalisti per quasi due ore, oscurando di fatto un’altra conferenza stampa che si svolgeva nel Parlamento, in cui due commissari hanno presentato un’iniziativa sulla digitalizzazione dei passaporti a una sala vuota e senza ricevere nessuna domanda.
La prima contestazione però è arrivata subito: un uomo è entrato di corsa nella sala dove parlava Orbán, lanciandogli delle banconote false e gridandogli: “Quanto ti hanno dato per tradire il tuo Paese”? Era Marton Gyekiczki, membro di un partito di opposizione ungherese, che ha accusato Orbán di “avere venduto il Paese a Vladimir Putin”. È stato subito atterrato e portato fuori dagli agenti della sicurezza del primo ministro.
Anche molti eurodeputati hanno scelto modi appariscenti per criticare Orbán. Alcuni lo hanno accolto, prima della conferenza stampa, con un cartello “Stop al furto”, riferendosi alla “corruzione strutturale” in Ungheria denunciata dal Parlamento europeo. Altri ne hanno boicottato l’intervento in aula il giorno successivo, restando fuori dall’emiciclo. In molti indossavano una maglietta stampata per l’occasione: “Democratici contro autocrati”, e qualcuno, dal gruppo della Sinistra ha pure intonato “Bella ciao” durante il dibattito. Tanto che la presidente dell’Eurocamera Roberta Metsola ha richiamato i presenti dicendo: “Qui non siamo all’Eurovision”.
Ma non tutto il Parlamento è contro Orbán. I gruppi politici di destra radicale, che insieme contano quasi 200 deputati, hanno apprezzato le sue parole. E così, alla fine della lunga sessione plenaria di mercoledì 9 ottobre, il primo ministro dell’Ungheria si è congedato dall’emiciclo di Strasburgo in un misto di applausi, fischi e grida.
🇪🇺 Von der Leyen e il Parlamento europeo contro Orbán
Sono diversi i motivi per cui la maggior parte dei parlamentari critica il governo di Orbán, e ne mette in dubbio la credibilità come presidente di turno del Consiglio dell’UE.
L’Ungheria è sottoposta dal 2018 alla procedura dell’Articolo 7, attivata quando in un Paese membro dell’UE si ravvisa un “rischio di grave violazione” dei valori basilari sanciti nel Trattato sull’Unione europea: rispetto di dignità umana, libertà, democrazia, uguaglianza, Stato di diritto e diritti umani, anche delle minoranze.
Circa 21 milioni di fondi europei spettanti al Paese sono congelati dalla Commissione, che ha denunciato corruzione e violazioni dello Stato di diritto. La Corte di Giustizia dell’UE ha imposto una multa da 200 milioni per una legge che viola il diritto di asilo, più un milione al giorno fino a quando la legge in questione non sarà cambiata. Una causa è in corso, invece, per i diritti delle persone LGBTQ+: la Commissione e altri 15 Paesi hanno denunciato il governo ungherese per una legge che vieta la diffusione di immagini di omosessualità come protezione dei bambini.
Per tutti questi motivi, il Parlamento aveva anche suggerito di sottrarre all’Ungheria la presidenza di turno dell’Unione europea, che spetta per sei mesi, a rotazione, a tutti i 27 Stati membri.
Ma il motivo di confronto più acceso nell’ultimo periodo riguarda la guerra in Ucraina, su cui Viktor Orbán ha una posizione diversa rispetto alle istituzioni dell’UE e alla maggior parte dei governi degli altri Paesi membri. L’ha esplicitata a Strasburgo, più che nel suo intervento in plenaria, proprio nella conferenza stampa: “L’Ucraina non può vincere questa guerra, e quindi deve negoziare. L’intenzione dell’Ungheria è raggiungere un cessate il fuoco”.
In concreto, l’Ungheria è uno dei pochi Paesi dell’Unione a non inviare armi all’Ucraina e in questi due anni ha ripetutamente rallentato, boicottato o sabotato le decisioni europee sugli aiuti militari al governo di Kyiv (di cui avevamo parlato qui) e sulle sanzioni alla Russia.
Per questo Orbán è spesso accusato di avere posizioni “filo-russe”. In un attacco molto diretto, la presidente della Commissione Ursula von der Leyen gli ha rivolto queste parole durante il dibattito: “C’è ancora chi incolpa per questa guerra non l’aggressore, ma l’aggredito”.
📄 Le priorità di Orbán: competitività e difesa dei confini
Trasformato in un scambio di accuse fra Orbán e gli eurodeputati, o in una resa dei conti fra i suoi sostenitori e i suoi detrattori, il dibattito si è concentrato poco sulle priorità stilate dal primo ministro dell’Ungheria.
“L’Europa deve cambiare”, ha spiegato Orbán citando il presidente francese Emmanuel Macron e l’ex presidente del Consiglio italiano Mario Draghi, focalizzandosi innanzitutto sul tema della competitività delle aziende europee rispetto a quelle straniere.
La lotta all’immigrazione irregolare è stato un altro argomento cruciale della sua presentazione, con la proposta di allestire “hotspot esterni”, per analizzare le domande d’asilo delle persone dei migranti fuori dai confini degli Stati europei. Una pratica non consentita dal diritto dell’Unione, ma a cui sembrano interessati vari governi dei Paesi membri (l’Italia aprirà a breve dei centri in Albania, che però rientrano formalmente sotto la giurisdizione italiana).
Agricoltura, difesa europea e allargamento dell’Unione sono gli altri temi toccati da Orbán. Che ha in mente un Paese preciso su cui focalizzare gli sforzi di adesione: la Serbia.
Il treno che doveva riportare gli eurodeputati da Strasburgo a Bruxelles ha subito un incendio prima di partire, paralizzando la stazione della città francese.
Viktor Orbán è presidente di turno dell’UE per la seconda volta
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Mercoledì 16 ottobre alle ore 19 presso Yellowsquare Milano, in via Lattuada, vi aspettiamo insieme a Mia Ceran per l'episodio conclusivo della seconda stagione di TEC dedicata al futuro del lavoro.
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