La legge per ridurre i rifiuti europei nel mondo
Un regolamento appena approvato proibisce di spedire fuori dall’UE rifiuti destinati allo smaltimento e introduce limitazioni per tutti gli altri
Ciao!
Io sono Vincenzo Genovese e questa è Spinelli, la newsletter settimanale di Will che racconta l’Unione europea da Bruxelles.
Questa settimana il Consiglio dell’Unione europea ha approvato definitivamente il regolamento sulle spedizioni dei rifiuti, che diventerà legge nelle prossime settimane, venti giorni dopo la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale dell'UE.
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🗑️ Abbiamo un problema con i rifiuti
Ogni cittadino dell’Unione europea produce in media 4.815 chili di rifiuti all’anno, che in tutto fanno 2.135 milioni di tonnellate in UE, secondo i dati Eurostat relativi al 2020.
Parte di questi rifiuti vengono trattati nei Paesi che li producono, altri spediti in altri Stati dell’Unione, altri ancora “esportati” in Paesi esterni all'UE: proprio verso i Paesi extra-UE nel 2022 sono state esportate 32 milioni di tonnellate di rifiuti, in lieve calo rispetto all’anno precedente.
Si tratta sia di materiali destinati al riciclo che allo smaltimento: entrambi i processi, se non attuati in maniera corretta, possono diventare causa di inquinamento di acqua, aria e suolo, ma anche di sfruttamento delle persone che se ne occupano in tutto il mondo.
Per affrontare il problema, la Commissione europea aveva avanzato a fine 2021 una proposta di regolamento, che punta anche a combattere il traffico illegale di rifiuti e ridurre l’inquinamento e le emissioni di gas climalteranti.
“Aiuterà ad assicurarci che i rifiuti che esportiamo non siano dannosi per l’ambiente e la salute umana”, aveva detto dopo l’accordo fra Consiglio e Parlamento europeo la ministra spagnola della Transizione ecologica Teresa Ribera. E per una volta, al termine del processo decisionale, tutti i 27 Paesi hanno votato a favore al momento di confermarlo lo scorso 25 marzo.
Il regolamento sulle spedizioni di rifiuti non è l’unica iniziativa per migliorare la gestione di ciò che buttiamo. In questa puntata di Spinelli, ad esempio, avevamo parlato delle misure sugli imballaggi, che nel frattempo stanno per essere approvate definitivamente da Consiglio e Parlamento europeo.
🚚 Nuove limitazioni alla spedizione dei rifiuti
Nello specifico, il regolamento vieta le spedizioni di tutti i rifiuti destinati allo smaltimento tra i Paesi dell'UE, tranne quelli autorizzati tramite una speciale procedura di autorizzazione detta “Prior Informed Consent” (PIC), che serve a tracciare il carico in ogni fase del trasporto. Dati e documenti dovranno essere caricati su un sistema centralizzato gestito dalla Commissione europea.
Le spedizioni intra-europee di rifiuti destinati a operazioni di recupero, che rientrano nella categoria cosiddetta dei "rifiuti verdi", continueranno invece a essere autorizzate secondo una procedura meno rigorosa. Una deroga consentirà inoltre le spedizioni di quei rifiuti destinati a esperimenti e analisi di laboratorio, a condizione che non superino i 250 kg.
Ma soprattutto, da ora in poi gli Stati dell’UE non potranno esportare verso Paesi terzi rifiuti destinati allo smaltimento. Né potranno spedire rifiuti destinati al recupero, ma considerati “pericolosi”, verso Paesi non appartenenti all'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE): cioè tutti quelli africani e quasi tutti quelli asiatici e sudamericani.
In più, tutti i centri di gestione dei rifiuti nei Paesi di destinazione saranno sottoposti al controllo di organismi indipendenti, per accertarsi che i trattamenti vengano effettuati in maniera rispettosa dell’ambiente e la Commissione istituirà un registro con i risultati di questi controlli.
Il problema dei rifiuti tessili prodotti nei Paesi occidentali e scaricati altrove è anche tema di “JUNK, Armadi pieni”, la docuserie coprodotta da Will Media e Sky Italia.
🧴 Dove finisce la plastica europea?
Un altro punto del regolamento vieta le esportazioni di spazzatura plastica nei Paesi che non fanno parte dell'OCSE.
Il divieto si applica a un tipo di rifiuti “non pericolosi” catalogati con l’etichetta B3011 dalla Convenzione di Basilea sui rifiuti plastici: c’è ad esempio il polietilene tereftalato (PET) con cui sono fatte le bottiglie, o il polipropilene che fa da isolante per cavi elettrici.
Sarà attivo dopo un periodo di adattamento di 30 mesi, per consentire a operatori del settore e autorità di adattarsi alle nuove regole, e completa un altro divieto analogo già in vigore: dal 2021 è proibito esportare in Paesi esterni all’OCSE i rifiuti plastici catalogati con le sigle Y48 (“difficili da riciclare”) e A3210 (“pericolosi”).
Se un Paese non appartenente all’OCSE vorrà comunque importare i rifiuti plastici vietati potrà richiedere, dopo cinque anni dall’entrata in vigore del regolamento, un permesso alla Commissione europea, che lo concederà soltanto in presenza di alti standard nella gestione dei rifiuti.
L’esportazione verso i Paesi dell’OCSE di rifiuti in plastica “non pericolosi” resterà invece possibile, ma sarà sottoposta alla procedura “PIC”. Dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico fanno parte diversi Paesi tra quelli che ricevono grandi quantità di rifiuti prodotti nell’Ue.
La Turchia, ad esempio, guida la classifica con 12,4 milioni di tonnellate all’anno, il 39% del totale: un business che secondo la rete di organizzazioni non governative europee Rethink Plastic provoca danni documentati all’ambiente e alla salute umana.
Per questo, Rethink Plastic considera il regolamento un passo avanti, ma incompleto e chiede di vietare tutte le esportazioni di rifiuti plastici in tutti i Paesi del mondo.
🗺️ Dove vanno i nostri rifiuti?
🇪🇺 Come siamo messi con le disuguaglianze?
La lotta alle disuguaglianze territoriali è ben avviata nell’Unione europea. Questa settimana la Commissione europea ha pubblicato il nono rapporto sulla coesione economica, sociale e territoriale dell'UE. Secondo i dati forniti, i fondi di coesione stanziati fra il 2014 e il 2020 hanno finanziato 4,4 milioni di imprese, creando 370 mila posti di lavoro. Negli Stati membri più recenti dell’UE, il PIL pro capite è cresciuto tra il 52% e l’80% e la disoccupazione è diminuita tra il 4% e il 13%. Ogni euro investito nella politica di coesione ne genererà tre entro il 2043, si legge nel rapporto.
🎙️ Per raccontare come sta cambiando la forma dell’Unione europea grazie alle politiche di coesione e quale è il loro impatto sulla vita quotidiana dei giovani abbiamo realizzato Shape of EU, un podcast in collaborazione con la Direzione generale della Politica regionale e urbana della Commissione Europea 👇
Nel 2024 non si voterà solo per il Parlamento europeo. Andranno alle urne anche i cittadini di quella che è definita “la più grande democrazia del mondo”: l’India 🇮🇳
Per questo abbiamo lanciato Globally Focus, il podcast di Silvia Boccardi e Francesco Rocchetti, realizzato insieme a ISPI, in cui racconteremo le grandi elezioni del 2024 👇
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