La crisi della Francia, la crisi dell’Europa
La caduta del governo di Michel Barnier aumenta l'instabilità in uno dei Paesi fondatori dell’UE. Che rischia di avere un euroscettico come prossimo presidente
Ciao!
Io sono Vincenzo Genovese e questa è Spinelli, la newsletter settimanale di Will che racconta l’Unione europea da Bruxelles.
Questa volta però ci spostiamo a Parigi, dove un voto di sfiducia dell’Assemblea nazionale ha decretato la caduta del governo francese del primo ministro Michel Barnier.
Come vi avevamo raccontato in questo numero, la Francia è considerata insieme alla Germania il “motore d’Europa”, perché la linea concordata da questi due Paesi su un tema specifico tende spesso a diventare la linea dell’intera Unione europea. E considerando anche la crisi di governo tedesca, il motore rischia di incepparsi.
🕓 Questa newsletter oggi conta 1.526 parole e si legge tutta in 7 minuti.
😏 La direttiva DG Meme
Per la serie “fa ridere ma fa anche riflettere”, su ogni numero Spinelli, troverete un meme preparato in esclusiva dalla pagina satirica DG MEME
🇫🇷 Perché è caduto il governo in Francia?
Barnier aveva approvato il budget nazionale per l’assistenza sociale per il 2025 senza il consenso parlamentare, utilizzando l’articolo 49.3 della Costituzione francese, che permette al governo di adottare una legge “scavalcando” l’Assemblea nazionale in determinati casi. Lo stesso articolo prevede però la possibilità per i parlamentari di presentare una mozione di sfiducia, che se approvata dalla maggioranza assoluta dell’Assemblea, cancella la legge adottata e provoca la caduta del governo.
Dopo le elezioni della scorsa estate, l’Assemblea nazionale francese è sostanzialmente divisa in tre blocchi: il Rassemblement National e il gruppo Udr a destra (141 deputati); il Nouveau Front populaire, una coalizione elettorale di sinistra formata dal partito La France insoumise, da socialisti, ecologisti e comunisti (192 deputati) e il blocco di governo, a cui appartengono Ensemble pour la République del presidente della Repubblica Emmanuel Macron e la Destra repubblicana del primo ministro Barnier (212 deputati).
Nessuno dei tre blocchi raggiunge la maggioranza assoluta dei 574 deputati, che gli permetterebbe di sostenere un governo. L’esecutivo di minoranza di Barnier si reggeva su una sorta di patto di non belligeranza tra il blocco centrale e quello di destra, in cambio di alcune concessioni da parte del governo alle richieste del Rassemblement National.
Ma la mozione di censura presentata dal Nouveau Front populaire è stata votata proprio da Rassemblement National e Udr, raggiungendo 331 voti a favore e superando la soglia dei 288 necessari per far cadere il governo. Che con 91 giorni al potere, è stato il più corto nella storia della repubblica francese dal 1958, e il secondo a cadere per una censura del Parlamento, dopo quello di Georges Pompidou nel 1962.
💰 Il problema dei conti pubblici francesi
Alla base di questa crisi di governo, come spesso accade, ci sono ragioni economiche. La scelta di Barnier di attivare l’articolo 49.3 era stata dettata dalla necessità di migliorare il bilancio statale con un piano di ricavi da 60 miliardi di euro: 40 dei quali provenienti dal taglio della spesa pubblica, cosa che ha scontentato sia i partiti di sinistra che quelli di destra radicale.
L’obiettivo del governo era ridurre il deficit (cioè la differenza fra le uscite e le entrate statali) al 5% del prodotto interno lordo (PIL) nel 2025, dopo il 5,5% registrato nel 2023 e il 6,1% previsto per il 2024.
La Francia è la seconda economia del continente, ma anche uno degli otto Stati dell’UE attualmente soggetti alla procedura per deficit eccessivo, visto che secondo le regole europee il disavanzo di bilancio non dovrebbe superare il 3% del PIL. Significa che il Paese deve seguire un piano correttivo di sette anni concordato con la Commissione europea e approvato dagli altri Stati membri, per controllare la spesa pubblica e ridurre progressivamente il deficit.
Secondo l’ultima analisi della Commissione in merito, il Paese sta rispettando le raccomandazioni, ma ha bisogno di “un’ulteriore serie di riforme e impegni di investimento”, come ad esempio la riduzione del carico amministrativo per le imprese.
Oltre a violare la disciplina di bilancio sul deficit, la Francia ha anche un debito pubblico molto oneroso, pari al 112,2% del suo PIL e quindi ben oltre la soglia del 60% sancita dal Trattato di Maastricht.
🇪🇺 Quali conseguenze per l’Unione europea?
Ma proprio la caduta del governo potrebbe avere conseguenze negative anche per l’economia francese. Il presidente Macron ha promesso che nominerà presto un nuovo primo ministro, dopo le dimissioni di Barnier.
Pure il prossimo governo sarà instabile, perché poggerà sullo stesso Parlamento, visto che in Francia non si può indire un’elezione legislativa nei 12 mesi successivi all’ultima. Questa situazione di prolungata instabilità politica indebolisce sicuramente il presidente Macron, ma probabilmente anche l’intero Paese.
Al di là della reazione dei mercati, che potrebbero penalizzare l’instabilità francese facendo abbassare il costo dei titoli di Stato francesi, il rischio politico è che un governo debole non riesca a influenzare come vorrebbe il processo legislativo europeo in una fase molto delicata.
Ad esempio, su un tema molto importante per i francesi: l’accordo di libero scambio “UE-Mercosur”, appena concordato tra Unione europea e alcuni Paesi del Sudamerica. Il settore agricolo francese è fortemente contrario a questo accordo commerciale, perché teme che prodotti come la soia e la carne di manzo sudamericani, venduti a minor costo sui mercati europei, possano soppiantare quelli locali. Il presidente Macron lo ha definito inaccettabile, proprio mentre la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen volava a Montevideo per incontrare i leader dei Paesi sudamericani, celebrando un accordo che darebbe vita a un mercato da 700 milioni di persone.
C’è poi un rischio più generale per l’UE, secondo alcuni esperti. Il voto di sfiducia ha visto un’inedita collaborazione tra destra radicale e sinistra, che sono divise sulla maggior parte dei temi, ma si oppongono con la stessa tenacia alla presidenza di Emmanuel Macron. La speranza dei leader del Rassemblement National (RN) e della France insoumise (FI), il partito più votato del Nouveau Front Populaire, è quella di far dimettere anche il presidente della Repubblica, che altrimenti resterebbe in carica fino al 2027. In caso di dimissioni di Macron, che però ha ribadito che intende portare a termine il suo mandato, lo scenario più plausibile sarebbe una corsa presidenziale tra Marine Le Pen (RN) e Jean-Luc Mélenchon (LFI): due figure politiche radicali, classificabili come euroscettiche, o comunque molto critiche verso le regole dell’Unione.
Anche se non è da escludere che durante un’eventuale campagna presidenziale possano emergere nuove figure dal centrosinistra, come Raphaël Glucksmann, eurodeputato e carismatico fondatore di Place publique, un partito che alle scorse elezioni legislative si è presentato insieme al Nouveau Front Populaire (NFP).
💸 La Francia e il terzo Paese più indebitato dell’Unione europea
🇪🇺 Altre cose successe in Europa questa settimana
La Corte costituzionale rumena ha annullato il primo turno delle elezioni presidenziali, cancellando quindi anche il ballottaggio previsto per l'8 dicembr
Centinaia di persone hanno manifestato per tutta la settimana in diverse città della Georgia, contro la decisione del partito vincitore delle elezioni di posticipare al 2028 l’inizio dei negoziati di adesione all’UE.
La polizia belga ha perquisito alcuni appartamenti di proprietà dell’ex commissario europeo alla Giustizia Didier Reynders, nell’ambito di un’indagine per riciclaggio di denaro, due giorni dopo il termine del suo mandato e della relativa immunità.
Consiglio e Parlamento europeo hanno concordato il rinvio di un anno dell’applicazione del Regolamento europeo sulla deforestazione (ve ne avevamo parlato qui).
Cosa fa l’UE per l’inserimento sociale delle persone con disabilità?
Al Parlamento europeo si è celebrata la settimana dei diritti delle persone con disabilità, con iniziative di sensibilizzazione sul tema. Secondo i dati della Commissione, il 28,4% delle persone disabili è a rischio di povertà o esclusione sociale e il 52% si sente discriminato. L’inserimento sociale dei cittadini più vulnerabili, comprese le persone con disabilità, è finanziato a livello europeo dai fondi di coesione strutturali e d’investimento, mentre esiste un gruppo di esperti che discute periodicamente l’attuazione delle misure in favore delle persone disabili negli Stati dell’UE.
🧡 Ci vediamo a Roma e a Reggio Calabria!
Prima di salutarci, ecco due appuntamenti per incontrarci di persona:
📚 Roma - Lunedì 9 dicembre, ore 19: Book Club con Valeria Montebello
Ospiteremo Valeria Montebello, scrittrice del libro “Succede di notte”, autrice e host dei podcast di Chora Media “Il sesso degli altri” ed “È solo sesso”.
Insieme al nostro Filippo D'Asaro, Valeria Montebello presenterà il suo libro, vi anticiperemo l'uscita della nuova stagione del podcast "È solo sesso" e parleremo di come le nuove generazioni si approcciano alle relazioni sentimentali e del nostro rapporto con i social e i mezzi di comunicazione.
Una mattinata di workshop in compagnia del team di Will e di Carmelo Traina per riflettere sul futuro di Reggio Calabria, dal punto di vista dei giovani che ci vivono
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