Gli SMS che inquietano von der Leyen
La decisione di mantenere segreti i messaggi tra Ursula von der Leyen e il CEO dell’azienda Albert Bourla è illegittima. Cosa farà ora la presidente?
Ciao!
Io sono Vincenzo Genovese,
questa è Spinelli, la newsletter settimanale di Will che racconta l’Unione europea da Bruxelles. Questa settimana il Tribunale dell'UE ha annullato la decisione della Commissione europea di non svelare gli SMS scambiati tra la presidente Ursula von der Leyen e l’amministratore delegato dell’azienda farmaceutica Pfizer, Albert Bourla, durante le trattative sull’acquisto dei vaccini contro il Covid19.
È un caso che ha fatto molto discutere e che espone von der Leyen alle critiche di chi l’accusa di aver gestito in modo poco trasparente le trattative per l’acquisto dei vaccini.
🕓 Questa newsletter oggi conta 1.547 parole e si legge tutta in 8 minuti
🪞Una questione di trasparenza
La sentenza riguarda una querela sporta da una giornalista del New York Times contro la Commissione, un caso ribattezzato “Pfizergate”. A maggio 2022 Matina Stevis-Gridneff chiese alla Commissione l’accesso a tutti i messaggi di testo scambiati tra von der Leyen e Bourla tra il primo gennaio 2021 e l’11 maggio 2022.
Sapeva che i due si erano sentiti personalmente durante la trattativa tramite chiamate e messaggi privati: glielo avevano detto loro stessi, in due interviste separate.
E voleva conoscere il contenuto esatto di quei messaggi: sicuramente un'informazione di pubblico interesse, visto che la trattativa in questione ha portato al più grande contratto di acquisto di vaccini anti-Covid19 nell’UE: 900 milioni di dosi ordinate, più la possibilità di ordinarne altrettante (ne avevamo parlato diffusamente in questo numero di Spinelli).
In linea di principio, tutti i documenti di Consiglio, Commissione e Parlamento europeo dovrebbero essere accessibili al pubblico tramite una domanda di accesso agli atti, salvo casi specifici in cui la divulgazione possa danneggiare l’interesse pubblico o la vita privata di un individuo.
Tutti gli altri dovrebbero invece essere forniti a chi li richiede, ai sensi di un regolamento specifico varato nel 2001. La Commissione, invece, ha risposto alla giornalista di non essere in possesso dei documenti, e pertanto, di non poter soddisfare la domanda.
Dopo vari passaggi formali, tra cui un ricorso della rappresentante legale di Stevis-Gridneff, a novembre 2022 la Commissione ha comunicato definitivamente l'impossibilità di fornire i documenti richiesti.
Ma questa decisione è illegittima, ha decretato il Tribunale dell’Unione europea mercoledì 14 maggio. La Commissione europea “non ha fornito spiegazioni plausibili per giustificare il non possesso dei documenti richiesti”.
In pratica, spiega il Tribunale, quando un'istituzione afferma che un documento non esiste, si presume che stia dicendo la verità. Ma se chi richiede il documento presenta elementi pertinenti e concordanti che fanno presumere la sua esistenza, allora l’onere della prova si inverte.
In questo caso, l'esistenza di scambi sotto forma di messaggi di testo fra la presidente e l'amministratore delegato di Pfizer è considerata dai giudici plausibile, mentre l’istituzione ha presentato “informazioni mutevoli o imprecise”.
La Commissione infatti non ha mai chiarito se i messaggi di testo esistano davvero, se sono stati cancellati e, in tal caso, se in modo automatico oppure volontariamente, e nemmeno se il telefono cellulare della presidente sia mai stato sostituito.
La linea ufficiale tenuta finora e ripetuta anche alla stampa era che i messaggi di testo sono per loro natura “effimeri” e che non contengono informazioni sostanziali, meritevoli dunque di essere rivelate.
Una posizione nettamente bocciata dal Tribunale, uno dei due organi giurisdizionali dell’Unione europea: anche gli SMS da telefoni personali sono soggetti alle regole di trasparenza, se riguardano affari di interesse pubblico, dicono i giudici.

👀 Von der Leyen ha un problema
L’altro organo giurisdizionale è la Corte di Giustizia dell’UE, a cui può essere presentato un ricorso di appello. Al momento la Commissione non ha chiarito se lo farà, ma solo rilasciato un comunicato piuttosto vago in cui si propone di "adottare una nuova decisione, con una spiegazione più dettagliata" per negare l’accesso ai documenti richiesti.
Anche le risposte della portavoce della Commissione Paula Pinho hanno mantenuto l'ambiguità sul nodo centrale della questione: l’esistenza degli SMS.
Durante l’audizione in tribunale, il legale rappresentante della Commissione aveva segnalato che i telefoni cellulari dei funzionari vengono periodicamente sostituiti per ragioni di sicurezza.
Ma mai la Commissione ha detto esplicitamente che proprio quel telefono che la sua presidente utilizzava nel 2021 è stato sostituito. Né ha mai chiarito se i messaggi siano stati salvati da qualche parte: semplicemente sostiene che è materialmente impossibile registrare e conservare tutti i documenti redatti e ricevuti.

In tutta questa opacità, una cosa sembra chiara: la presidente della Commissione europea non vuole che i suoi messaggi diventino pubblici. Probabilmente per questo non ha mai voluto parlarne e anche dopo una sentenza che censura l’operato della Commissione sul tema non ha voluto presentarsi in conferenza stampa.
Critiche alla mancata trasparenza di von der Leyen e all’intera gestione del Pfizergate sono arrivate da molti eurodeputati di diversi partiti, esperti di diritto, e associazioni di settore come Transparency International.
Le conseguenze di quanto accaduto sono al momento imprevedibili, e dipendono soprattutto dal contenuto dei messaggi. Fra i giornalisti di Bruxelles, qualcuno invoca pure le dimissioni della presidente della Commissione: uno scenario improbabile e accaduto soltanto una volta nella storia dell’UE, nel 1999, quando uno scandalo di malversazione spinse alle dimissioni Jacques Santer e l’intera Commissione da lui guidata.
Ma leggeremo mai i messaggi scambiati tra von der Leyen e Bourla? Probabilmente no, perché la sentenza del Tribunale non impone la pubblicazione.
L’unica possibilità di conoscerne il contenuto sembra essere legata a un’indagine della Procura europea sul Pfizergate. I capi d’accusa sarebbero "interferenza in pubbliche funzioni", "corruzione e conflitto d’interesse" e "distruzione di documenti pubblici". E gli investigatori potrebbero accedere ai server dove questi messaggi sono stati archiviati.
Il consorzio Pfizer/BioNTech è stato il principale fornitore di vaccini anti-Covid
Altre cose successe in Europa questa settimana 🇪🇺
Gli Stati dell’UE hanno concordato il 17esimo pacchetto di sanzioni contro la Russia, che dovrebbe essere formalmente approvato il 20 maggio. Include misure restrittive per nuovi individui e aziende di vari Paesi, accusati di fornire alla Russia materiali utilizzati per scopi militari, e proibisce l’esportazione dall’UE alla Russia di componenti chimici utilizzabili nei missili.
I capi di Stato e di governo dei Paesi d’Europa si sono incontrati a Tirana per la sesta riunione della Comunità politica europea, un consesso che include i 27 Paesi dell’Unione e gli altri del continente.
La Commissione europea ha presentato un pacchetto di misure per semplificare la Politica agricola comune, che secondo le sue stime potrebbe far risparmiare fino a 1,6 miliardi di euro all'anno agli agricoltori e 200 milioni di euro agli Stati.
La Commissione ha anche informato TikTok di una violazione delle regole europee sulle piattaforme digitali (Digital Services Act). Il social network cinese non fornisce agli utenti informazioni sufficienti sulle inserzioni pubblicitarie che vengono mostrate loro.
🗑️ Un impianto per il compost
Da Bruxelles andiamo in Abruzzo: a Lanciano, in provincia di Chieti, i fondi di coesione nazionali ed europei stanno finanziando la costruzione di un impianto per la produzione di “compost”, che trasforma i rifiuti organici delle abitazioni e i resti degli alberi potati in fertilizzante naturale. A regime, la produzione stimata ammonta a circa 16mila tonnellate all’anno.
Ci vediamo lunedì allo Swap Party ♻️👕
Lunedì 19 maggio ti aspettiamo dalle 18:30 fino alle 21 nei nostri uffici per lo Swap Party!
📆 Lunedì 19 maggio - dalle ore 18:30
📍 Sede di Chora e Will - viale Certosa 2, Milano (quinto piano)
Lo Swap Party è un’occasione per liberare spazio nell’armadio, trovare qualcosa di nuovo senza comprare e dare una mano al pianeta.
Le regole? Poche e semplici: porta abiti che non indossi più ma in buone condizioni… e scegli liberamente quello che ti piace!
L’obiettivo è creare un circolo virtuoso: ciò che non usi più può tornare utile a qualcun altro.
Tutti i vestiti che non verranno scambiati saranno donati ad associazioni che li destineranno a chi ne ha bisogno.
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