L’UE ha ordinato troppi vaccini contro il Covid19?
La presidente della Commissione è coinvolta in un caso di presunto conflitto d’interesse per l’acquisto dei vaccini Pfizer
Ciao!
Io sono Vincenzo Genovese e questa è Spinelli, la newsletter settimanale di Will che racconta l’Unione europea da Bruxelles.
Questa settimana è emersa la notizia di un’indagine della Procura europea sul cosiddetto “Pfizergate”, un caso di possibile corruzione e conflitto d’interesse legato all’acquisto dei vaccini anti-Covid19, che potrebbe coinvolgere la stessa presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen.
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😷 L’indagine sull’acquisto dei vaccini di Pfizer
Si tratta di un’indagine avviata inizialmente dalla procura del Belgio su Von der Leyen per “corruzione e conflitto d’interesse” e “distruzione di documenti pubblici”.
Al centro di questo caso ci sono degli SMS che la presidente von der Leyen avrebbe scambiato con l’amministratore delegato di Pfizer Albert Bourla, nell’ambito delle trattative per l’acquisto del più grande ordine di vaccini da parte dell’UE a maggio 2021.
Lo scambio di messaggi privati, ritenuto un modo opaco di gestire il negoziato da parte della presidente, era stato denunciato dal New York Times, ma mai confermato dalla Commissione europea. Anche il Mediatore europeo, l’organo che indaga sui casi di cattiva amministrazione da parte delle istituzioni dell'UE, aveva aperto un fascicolo sul rifiuto della Commissione di pubblicare i messaggi.
A febbraio 2023, il New York Times aveva querelato la Commissione per non aver reso pubblico il contenuto dei messaggi, mentre ad aprile dello stesso anno un lobbista belga, Frédéric Baldan, aveva intentato una causa penale contro von der Leyen al tribunale di Liegi.
Il caso è passato poi di mano dalla procura belga a quella europea, che sta attualmente indagando per gli stessi capi d’accusa: "interferenza in pubbliche funzioni", "corruzione e conflitto d’interesse" e "distruzione di documenti pubblici". Ma ancora senza nessun indagato specifico, riporta il quotidiano Politico.
Secondo un sondaggio Ipsos condotto in 18 Paesi dell’UE, l’impatto dell’Unione europea nella lotta al Covid19 è stato positivo per il 40% degli intervistati, negativo per il 28% e nullo per il 32%.
✍️ II più grande contratto per la fornitura di vaccini
L’indagine, che rischia di minare la candidatura di Ursula von der Leyen alla presidenza della prossima Commissione europea, riguarda una vicenda delicata, controversa e poco chiara per molti aspetti.
Per contrastare il Covid19, l’Unione europea si è assicurata in tutto 4 miliardi e 625 milioni di dosi di vaccini da otto produttori diversi, si legge in un rapporto speciale della Corte dei conti europea.
La Commissione europea ha acquistato le dosi per conto degli Stati membri dell’UE, stipulando in tutto 11 contratti per un costo complessivo di quasi 71 miliardi di euro.
Otto di questi erano “accordi preliminari di acquisto”, cioè contratti in cui si acquisisce il diritto a ricevere un determinato numero di dosi in un determinato periodo di tempo e a un determinato prezzo, in cambio di una somma che serve a sviluppare i vaccini stessi.
I dettagli dei singoli contratti non sono stati resi noti, ma la Corte dei conti stima un costo medio di circa 15 euro a dose. Più della metà dei vaccini acquistati, due miliardi e quattrocento milioni tra dosi effettivamente ordinate e dosi opzionali, sono state commissionate proprio al consorzio Pfizer/BioNTech, formato da due colossi dell’industria farmaceutica.
Nello specifico, il contratto al centro del caso, stipulato il 19 maggio 2021, è il più grande di tutti: prevede l’acquisto di 900 milioni di dosi da consegnare nel 2022 e nel 2023 e l’opzione per gli Stati membri di ordinarne altrettante. Si tratta dell’unico contratto, scrive la Corte dei conti, che non ha previsto il coinvolgimento della squadra negoziale congiunta, contrariamente a quanto previsto dalla Commissione stessa.
Diversi deputati del Parlamento europeo hanno chiesto in passato di fare luce sul cosiddetto “Pfizergate”. Il gruppo Identità e democrazia ha pure presentato un’interrogazione scritta alla Commissione sul tema. In questo intervento all’Europarlamento del marzo 2022, il leghista Alessandro Panza definiva la chiarezza un “imperativo irrinunciabile” nella vicenda
💉 L’UE ha buttato milioni di vaccini
Molti dei vaccini acquistati, tra l’altro, non sono mai stati utilizzati. Stando agli ultimi dati disponibili del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC), risalenti a ottobre 2023, gli Stati membri dell’Unione hanno ricevuto un miliardo e 460 milioni di dosi e ne hanno somministrate ai loro cittadini quasi 968 milioni.
Secondo un’inchiesta di Politico, circa 215 milioni di dosi sono state gettate, per uno spreco totale che si aggira sui quattro miliardi di euro. Sono finite nella spazzatura circa 0,7 dosi per ogni abitante dell’UE: nel caso dell’Estonia è stata buttata più di una dose a testa, stando ai calcoli della testata.
I dati sono frammentati, visto che solo 15 dei 27 Paesi dell’UE hanno comunicato la quantità di vaccini scartati, ma sembra chiaro che le dosi concordate nei contratti d’acquisto siano state superiori a quelle effettivamente necessarie.
Nel 2022 Polonia e Ungheria hanno deciso di rifiutare (e smesso di pagare) le consegne previste, tanto che Pfizer ha aperto due contenziosi legali contro i due Paesi. In Romania i magistrati anti-corruzione contestano la decisione del governo di prenotare quasi 53 milioni di dosi, a fronte di una popolazione vaccinabile di meno di undici milioni.
Si fa strada il dubbio che nelle fasi più acute della pandemia si sia esagerato con l’acquisto dei vaccini e che il contratto stipulato a maggio 2021 con Pfizer/BioNTech sia stato, a conti fatti, troppo generoso.
🇪🇺 L’UE ha acquistato da Pfizer/BioNTech più della metà dei vaccini anti-Covid19
Fonte: Approvvigionamento di vaccini anti-Covid19 nell’UE, Corte dei conti europea
🏥 L’assistenza sanitaria coi fondi di coesione
Anche il settore sanitario rientra nei finanziamenti previsti dai fondi di coesione europei. Come nel caso della Regione Toscana, che ha previsto un bando per sviluppare un sistema di assistenza domiciliare, dedicato a pazienti fragili al momento della dimissione dall’ospedale, a persone affette da demenza e a minori con disabilità.
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