L’Europa di Mario Draghi
L’ex presidente del Consiglio italiano ha redatto un rapporto sulla competitività dell’UE, che sarà una bussola per la prossima Commissione europea
Ciao!
Io sono Vincenzo Genovese e questa è Spinelli, la newsletter settimanale di Will che racconta l’Unione europea da Bruxelles, da dove questa settimana è passato Mario Draghi.
L’ex presidente del Consiglio italiano e della Banca centrale europea ha presentato a Consiglio e Parlamento europeo un rapporto sul tema della competitività europea, che gli era stato commissionato a settembre 2023.
Glielo aveva chiesto la presidente Ursula von der Leyen, annunciandolo in modo solenne nel suo Discorso sullo Stato dell’Unione. Sul cosiddetto “Rapporto Draghi” si baserà il lavoro della prossima Commissione sulla competitività, come sancito nelle linee guida politiche di von der Leyen. Non solo: ne terranno conto anche le lettere di incarico che riceveranno i nuovi commissari europei, a cui von der Leyen assegnerà i rispettivi portafogli l’11 settembre.
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🕵️♂️ Un rapporto “misterioso”
A quasi un anno dall’annuncio, il “Rapporto Draghi” è ancora segreto. Probabilmente uno dei segreti meglio conservati di Bruxelles, dove di solito relazioni e documenti ufficiali finiscono alla stampa prima che i loro autori possano presentarli.
In questo caso le anticipazioni sono state poche e vaghe, prima che lo stesso Draghi ne rivelasse, a grandi linee, il contenuto a Consiglio e Parlamento europeo. Mercoledì 4 settembre, l’ex premier ha incontrato a Bruxelles prima gli ambasciatori dei 27 Paesi dell’Ue, e poi agli otto presidenti dei gruppi politici dell’Eurocamera.
Al termine di questi incontri, non ha rilasciato alcuna intervista o dichiarazione ufficiale, e anzi è filato via con molto riserbo davanti ai microfoni dei giornalisti che lo aspettavano (tra cui il mio). Il rapporto integrale non è stato nemmeno distribuito, perché verrà presentato direttamente alla presidente von der Leyen la prossima settimana. Ma qualche informazione a riguardo è trapelata, da chi ha assistito ai suoi discorsi.
🇪🇺 I problemi della competitività europea
Nella relazione ci saranno dieci macrotemi, con raccomandazioni specifiche per ognuno. L’ex presidente del Consiglio non le ha anticipate, ma ha segnalato alcune priorità su cui lavorare. Li definisce “freni strutturali” alla competitività europea, cioè condizioni di base che non consentono alle aziende dell’Unione di imporsi a livello globale come potrebbero, frenando di riflesso l’economia dell’intera UE.
I prezzi dell’energia
Il ritardo sull’innovazione tecnologica
La mancata unificazione del mercato dei capitali
Le regole sugli aiuti di Stato
La mancanza di manodopera con particolari competenze
Le politiche di coesione insufficienti
La digitalizzazione troppo lenta
Gli investimenti da aumentare nell’industria della Difesa
Draghi ha parlato della relazione dell’UE con i suoi concorrenti a livello globale, Cina e Stati Uniti, e suggerito una “profonda riflessione” su tutti gli strumenti a disposizione a livello legale, politico e finanziario per affrontare l’argomento.
E sarebbe anche soddisfatto, riferiscono le fonti, perché molte delle sue idee sono in realtà già presenti nelle linee guida politiche della prossima Commissione.
🔄 La svolta è necessaria
Altre parole di Mario Draghi sono state riportate dai giornali il giorno seguente. Il quotidiano Politico cita: “cooperazione senza precedenti” fra i Paesi dell’Unione europea e “riforma delle istituzioni” dell’UE.
L’interrogativo più grande sul rapporto riguarda infatti il livello di ambizione delle proposte concrete che contiene. Tra quelle più dirompenti ipotizzate nei giorni precedenti l’arrivo di Draghi c’è una riforma dei Trattati europei per abolire la regola del voto all’unanimità sulle politiche in materia economica e fiscale (avevamo raccontato in questa puntata di Spinelli quanto è complicato cambiare i trattati fondativi dell’UE).
Oppure, la possibilità per i Paesi dell’Unione di emettere debito comune in maniera permanente, in modo da generare titoli di Stato (o meglio, di Unione) più affidabili, e quindi più apprezzati dai mercati finanziari e meno costosi da rimborsare in termini di interessi.
I cosiddetti “Eurobonds” sarebbero la prosecuzione di un principio già sperimentato una volta con il piano Next GenerationEU: nel 2020 i Paesi e le istituzioni dell’UE concordarono un piano da quasi 807 miliardi di euro per la ripresa dalla pandemia da Covid19. Per finanziarlo, la Commissione europea ha assunto prestiti sui mercati finanziari a tassi più favorevoli rispetto a quelli che la maggior parte degli Stati membri sarebbe riuscita ad ottenere.
La Repubblica menziona invece il discorso di chiusura che Draghi avrebbe fatto ai suoi interlocutori al Parlamento europeo. Un messaggio forte e preciso, come il famoso “whatever it takes” del 2012: “Se non si fanno queste riforme, l’Europa è finita. Ve lo dico perché questo è il mio incubo più frequente”.
💶 Quasi un terzo degli aiuti di Stato nell’UE sono tedeschi
I Paesi dell’UE in totale hanno speso 228 miliardi in aiuti di Stato alle rispettive aziende nel 2022. Di questi, 73,67 miliardi sono stati spesi dalla Germania.
🏥 In Lombardia un ospedale finanziato dai fondi di coesione
Uno dei punti salienti del rapporto di Mario Draghi riguarda la ricerca e l’innovazione nell’economia europea. Alcuni progetti innovativi nel settore pubblico nei vari Stati membri sono già finanziati dai fondi di coesione europei: un esempio è il progetto Cicogna, promosso da un ospedale lombardo. Si tratta di un dispositivo medico per il monitoraggio a distanza delle gestanti nel periodo finale della gravidanza e in gravidanze a rischio: in pratica, una pancera molto leggera da applicare sull’addome delle future madri, che permette di ascoltare e analizzare diversi parametri, dal battito cardiaco alle pulsazioni, fino ai movimenti del feto, garantendo la possibilità di controllarne lo stato di salute in ogni momento.
🗓️ Ci vediamo a Roma e a Lecce!
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