Il Parlamento UE vuole cambiare le regole del gioco
I trattati fondativi dell'UE sono come il manuale di un gioco in scatola: definiscono le regole e sanzioni per i partecipanti
Ciao!
Io sono Vincenzo Genovese e questa è Spinelli, la newsletter settimanale di Will che racconta l’Unione europea da Bruxelles.
Di Unione europea si sente parlare spesso ma di quello che succede a Bruxelles, in fondo, sappiamo sempre troppo poco. Eppure le decisioni che vengono prese lì hanno un impatto sulla nostra vita di tutti i giorni e su quella di tutte le cittadine e tutti i cittadini europei. Per questo abbiamo deciso di provare a raccontarvele come facciamo sempre in Will, in modo chiaro e semplice, con questa newsletter.
L’abbiamo chiamata Spinelli perché l’Unione europea è nata da un’idea. Quell’idea l’ha avuta un politico italiano che si chiamava Altiero Spinelli, mentre si trovava al confino sull’isola di Ventotene durante la dittatura fascista. Quell’idea ha cambiato la Storia di un intero continente ed è con le idee che si può costruire un futuro più sostenibile ed equo per l’Europa.
Oggi parliamo di riforma dei trattati fondativi dell’UE.
I trattati sono come il manuale di un gioco in scatola: stabiliscono quali norme devono seguire i giocatori e quali sono le sanzioni per chi sgarra. Modificarli significa cambiare le regole del gioco, e di solito avviene perché a qualcuno dei giocatori queste regole non piacciono più.
🕓 Questa newsletter oggi conta 1.597 parole e si legge tutta in 8 minuti.
📝 Il Parlamento europeo ha chiesto una riforma dei trattati
Il Parlamento europeo ha richiesto, con una risoluzione approvata il 22 novembre 2023, modifiche sostanziali al Trattato sull'Unione europea (TUE) e al Trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE). Gli obiettivi sono migliorare l’integrazione fra gli Stati membri, rafforzare l’Unione e dare più voce in capitolo ai suoi cittadini.
✋ Il problema del voto all’unanimità
“Una democrazia può funzionare con il diritto di veto?” si chiedeva retoricamente David Sassoli, presidente del Parlamento europeo, scomparso nel gennaio 2022. E rispondeva di no: “Neanche un condominio funziona con un sistema che richiede l’unanimità”.
Eppure oggi le decisioni più importanti nell’Unione europea devono essere prese con il consenso di tutti i 27 Stati membri. La regola dell’unanimità si applica in molti settori, tra cui la politica estera, quella fiscale e l’adesione di nuovi Paesi.
Ciò significa che un solo governo è in grado di bloccare le scelte di tutti gli altri con il cosiddetto “diritto di veto”. E che per “convincere” tutti è inevitabilmente necessario fare compromessi al ribasso.
È successo di recente, con le sanzioni alla Russia che sono state in parte indebolite, e succederà ancora prima della fine dell’anno, quando i 27 Capi di Stato e di governo discuteranno un fondo da 100 miliardi di euro di aiuti all’Ucraina.
In questo caso (e in parecchi altri) è l’Ungheria di Viktor Orbán a opporsi e tenere in scacco tutta l’Unione europea, esercitando i poteri che i trattati comunitari conferiscono a ogni Paese.
Anche per questo, il Parlamento vuole aumentare i settori in cui è possibile decidere a maggioranza qualificata: cioè con il consenso del 55% degli Stati membri (15 su 27), che abbiano almeno il 65% della popolazione totale dell'UE.
🗳️ Nuovi poteri per il Parlamento europeo
Un altro degli obiettivi della riforma è trasformare l’architettura dell’Unione europea in un “sistema bicamerale”. Il paragone con il funzionamento degli Stati nazionali è ovviamente forzato, ma per semplificare: oggi l’Unione europea ha una sorta di “governo”, ossia la Commissione, un Parlamento e un Consiglio che rappresentano i suoi Paesi membri.
Secondo la suddivisione attuale dei poteri fra le istituzioni, il Parlamento non ha diritto di proporre nuove leggi (al contrario dei parlamenti nazionali), mentre il Consiglio può fermare tutte quelle avanzate dalla Commissione europea.
Con la riforma dei trattati, invece, il Parlamento avrebbe diritto di iniziativa legislativa e potrebbe contribuire a definire il bilancio dell’Ue, detto “quadro finanziario pluriennale”, che ora può soltanto approvare o respingere.
Sarebbe una novità importante, perché gli eurodeputati, eletti dai cittadini europei, potrebbero decidere quanti soldi vanno versati dagli Stati membri nelle casse comunitarie e come utilizzarli. Questo cambiamento, insieme alla modifica del meccanismo di voto al Consiglio, toglierebbe potere ai governi nazionali.
La modifica riguarda anche la Commissione europea, che innanzitutto dovrebbe cambiare nome e chiamarsi “Esecutivo europeo”. Ma soprattutto, andrebbe modificato il modo di nominare il suo presidente: oggi lo scelgono i governi nazionali e il Parlamento deve approvarlo, mentre l’Eurocamera vorrebbe invertire il processo.
Il bilanciamento dei poteri fra le istituzioni dell’UE è tema delicato, e in alcuni casi i loro esponenti non se le mandano a dire. Il litigio in aula più famoso risale al 2017, tra l’allora presidente della Commissione Jean-Claude Juncker e l’allora presidente del Parlamento Antonio Tajani.
🇪🇺 Più Europa, meno Stati
Oltre a rivendicare più prerogative per sé, il Parlamento europeo vorrebbe pure darne qualcuna direttamente a noi, abitanti dell’Unione. Ad esempio, chiede di “rafforzare gli strumenti di partecipazione dei cittadini al processo decisionale”. Attualmente lo strumento più importante di democrazia partecipativa si chiama “Iniziativa dei cittadini europei”: con un milione di firme da almeno sette Stati diversi, si può chiedere alla Commissione europea di legiferare su un determinato tema.
Nella versione originaria della riforma dei trattati c’era perfino l’idea di un “referendum europeo” su questioni attinenti alle politiche dell’Unione, scomparsa però dal testo finale. A chiederlo erano stati gli stessi cittadini europei nella Conferenza sul Futuro dell’Europa, un esperimento di democrazia partecipativa lungo un anno a cui hanno preso parte 800 persone estratte a sorte provenienti da tutti i Paesi dell’UE.
Restano invece le modifiche che attribuiscono più poteri all’Unione rispetto ai governi nazionali. Competenze come sanità pubblica e istruzione, che oggi appartengono agli Stati, dovrebbero essere gestite anche a livello europeo, soprattutto per quanto riguarda il riconoscimento di titoli di studio, voti e qualifiche.
Ma anche la difesa e le spese militari sarebbero interessate: tra le richieste c’è l'istituzione di una “Unione della difesa”, che comprenda unità militari sotto il comando operativo dell'UE e l'acquisto congiunto di armamenti. Qualcosa all’apparenza molto simile all’esercito europeo spesso menzionato da vari esponenti politici, anche in Italia.
Tendenzialmente gli Stati membri dell’UE sono piuttosto restii a modificare i trattati…
Fonte: @meme_ec
🧗 Modificare i trattati è un’impresa
Per il Parlamento europeo modificare i trattati fondativi è già urgente oggi, ma sarebbe indispensabile nella prospettiva di futuri allargamenti: un’Unione europea formata da più Stati dei 27 attuali non potrebbe funzionare senza cambiarne la struttura.
Ma sono proprio le regole del gioco attuali a rendere complicata ogni modifica. La revisione dei trattati è teoricamente possibile, ma passa attraverso procedure molto complesse. Quella scelta in questo caso è la “procedura di revisione ordinaria” prevista dai paragrafi 2-5 dell’Articolo 48 del Trattato sull’Unione europea.
Funziona così: innanzitutto va convocata una “Convenzione”, cioè una grande riunione straordinaria tra i rappresentanti delle istituzioni comunitarie, dei governi e dei Parlamenti degli Stati membri.
E già qui cominciano i problemi, perché il Parlamento europeo chiede la Convenzione da giugno 2022, ma la decisione spetta al Consiglio e va presa con l’approvazione di più della metà dei Paesi dell’UE. Ai tempi, 13 Stati su 27 si mostrarono contrari a questa ipotesi con una dichiarazione congiunta. A questi va aggiunta l’Ungheria, che non firmò la lettera ma che sicuramente preferisce mantenere le cose come stanno.
Anche se la Convenzione venisse prima o poi convocata, sarebbe solo il primo passo. Una volta decisi, i cambiamenti andrebbero sottoposti a una “Conferenza intergovernativa” (IGC) composta solo da membri dei governi nazionali. Ogni modifica richiede il consenso di tutti i Paesi, con il solito problema di superare il diritto di veto: anche per abolire la regola dell’unanimità, insomma, serve l’unanimità.
Ma la storia recente dell’UE insegna che più la situazione è difficile, più si aprono spiragli per superare, modificare o aggirare in qualche modo le regole vigenti, prendendo decisioni senza precedenti. È successo con l’acquisto congiunto di vaccini o la sospensione delle regole fiscali durante la pandemia da Covid19, o con il finanziamento europeo all’industria militare durante l’invasione dell’Ucraina.
“L’Europa si forgerà nelle crisi e sarà la somma delle risposte a queste crisi”, ha scritto nelle sue memorie uno dei padri fondatori dell’Unione, Jean Monnet. E le crisi oggi non mancano di certo.
L’ex primo ministro del Belgio e ora eurodeputato Guy Verhofstadt è il primo relatore della proposta di modifica dei trattati. In un celebre discorso del 2022 sosteneva che senza una maggiore integrazione l’UE è destinata a sparire.
🗓️ Quali sono state le più importanti modifiche ai trattati dell’UE?
🎟️ Un pass transnazionale
L’integrazione europea si realizza attraverso grandi riforme, ma anche iniziative dal basso. Come il progetto EuregioFamilyPass, finanziato con i fondi di coesione dell’Unione europea, che offre ai ragazzi di Trentino, Alto Adige e del Tirolo una card con sconti e vantaggi per musei, trasporti, eventi culturali e iniziative sportive. I residenti con figli minori possono richiederla e usufruire dei vantaggi indifferentemente nelle tre regioni, come se fossero in un unico Paese. Finora sono state consegnate circa 200mila card.
🎙️ Per raccontare come sta cambiando la forma dell’Unione europea grazie alle politiche di coesione e quale è il loro impatto sulla vita quotidiana dei giovani abbiamo realizzato Shape of EU, un podcast in collaborazione con la Direzione generale della Politica regionale e urbana della Commissione Europea 👇
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