Il Parlamento europeo in favore del diritto all’aborto
Una risoluzione chiede che l’accesso all’interruzione di gravidanza sia inserito fra i diritti fondamentali nell’UE. Ma non tutti sono d’accordo
Ciao!
Io sono Vincenzo Genovese e questa è Spinelli, la newsletter settimanale di Will che racconta l’Unione europea da Bruxelles.
Questa settimana il Parlamento europeo ha approvato definitivamente il Pact on Migration and Asylum, la riforma della politica migratoria europea di cui avevamo parlato in questa puntata di Spinelli, che sostituirà il Regolamento di Dublino.
I cinque provvedimenti legislativi di cui si compone dovranno ora essere approvati anche dal Consiglio dell’UE prima di diventare legge.
Alcuni attivisti hanno interrotto il voto della sessione plenaria gridando “Questo Patto uccide! Votate No!”. Diverse associazioni della società civile sono preoccupate per possibili violazioni di diritti umani con le nuove regole
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🗳️ Il Parlamento si è diviso sul diritto all’aborto
Nella sessione plenaria che si è svolta a Bruxelles, l’Europarlamento ha anche approvato una risoluzione per includere il diritto all’aborto nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea.
L'Articolo 3 della Carta dovrebbe specificare che “ognuno ha il diritto all'autonomia decisionale sul proprio corpo, all'accesso libero, informato, completo e universale alla salute sessuale e riproduttiva e ai relativi servizi sanitari senza discriminazioni, compreso l’accesso all’aborto sicuro e legale”, secondo quanto chiede il Parlamento.
I Paesi dell’UE dovrebbero garantire l'accesso a un’educazione sessuale adeguata, metodi contraccettivi sicuri e gratuiti, e consulenza in materia di pianificazione familiare.
Metodi e procedure di aborto dovrebbero essere una parte obbligatoria del curriculum degli studenti di medicina e i fondi europei non dovrebbero finire a “organizzazioni che operano contro la parità di genere e i diritti delle donne”, cioè sostanzialmente quelle antiabortiste, cosiddette “pro-life”.
Il tema è molto divisivo, sia a livello europeo che nazionale. La risoluzione è stata approvata con 336 voti a favore, 163 contrari e 39 astensioni. Hanno votato contro i gruppi di destra radicale Identità e democrazia (compresi i deputati della Lega) e Conservatori e riformisti europei (compresi i deputati di Fratelli d’Italia), ma anche la maggior parte del Partito popolare europeo, il più numeroso gruppo dell’Europarlamento (i pochi deputati di Forza Italia presenti alla votazione si sono divisi fra favorevoli e contrari).
Nel giorno del voto, l’associazione senza scopo di lucro Pro Vita & Famiglia ha organizzato una campagna contro l’inclusione del diritto all’aborto fra i diritti fondamentali dell’UE. “Oggi è un giorno tragico per la storia dell’Europa e per i suoi valori fondanti”, ha scritto l’associazione commentando l’adozione della risoluzione.
🇪🇺 Il diritto all’aborto nell’Unione europea
In generale, in Unione europea l’aborto volontario è consentito quasi ovunque e di recente il diritto all’interruzione di gravidanza è stato inserito nella Costituzione della Francia, il primo Paese a farlo a livello mondiale.
In 24 Stati dell’UE si può procedere a un’interruzione di gravidanza senza doverne giustificare la ragione, anche se in alcuni di questi come Italia, Belgio o Germania, sono obbligatori un colloquio medico e un periodo di riflessione prima di effettuarla.
In Finlandia è necessario addurre una giustificazione per abortire, ma le possibili motivazioni sono molto ampie: condizioni socioeconomiche non adeguate, ragioni mediche legate alla salute del feto o della madre, o gravidanza a seguito di stupro.
In Polonia, invece, è permesso interrompere una gravidanza soltanto in caso di concepimento frutto di violenza sessuale o di rischio per la salute della donna. Dal gennaio 2021, il Tribunale costituzionale polacco ha vietato l’interruzione in caso di malformazione del feto, fino ad allora la causa più frequente di aborti nel Paese (quasi il 98% dei casi nel 2019).
Nel 2021, quindi, sono state registrate in Polonia solo 107 interruzioni di gravidanza “ufficiali”, in un Paese di quasi 40 milioni di abitanti: per dare un termine di paragone, in Italia nello stesso anno sono state 63.653. Dopo il cambio di governo nel Paese, comunque, il Parlamento polacco potrebbe emanare una legge più permissiva.
Un divieto totale di interruzione di gravidanza è in vigore a Malta, dove non si può abortire in nessun caso, con l’unica eccezione, introdotta recentemente, del rischio di vita della donna, certificato da tre specialisti. Divieti pressoché totali sono attivi anche in altri Paesi che non appartengono all’UE, ma sono enclavi di Stati europei: Andorra, San Marino, Città del Vaticano.
Ma la risoluzione del Parlamento condanna anche tutti i tentativi di limitare i diritti sessuali e riproduttivi negli Stati membri dell’UE. In alcuni Paesi, infatti, l’aborto sarebbe teoricamente consentito ma viene di fatto negato in molti casi dai singoli medici, sulla base di una clausola di coscienza, “spesso in situazioni in cui un eventuale ritardo mette in pericolo la vita o la salute del paziente”. Il testo cita espressamente il caso dell’Italia, dove “l'accesso all’assistenza all’aborto sta subendo erosioni”.
📃 Cosa cambia questa risoluzione?
Non è la prima volta che il Parlamento avanza richieste simili. Già a giugno 2022 era stata approvata una risoluzione per modificare l’Articolo 7 della Carta, partendo dalla considerazione che “ogni persona ha diritto all'aborto sicuro e legale”.
Ma la Carta dei diritti fondamentali dell’UE, conosciuta anche come Carta di Nizza, è un documento concordato nel 2000 dalle tre istituzioni europee e per modificarla serve l’accordo unanime di tutti gli Stati membri. Le regole per l’interruzione di gravidanza rientrano inoltre nelle legislazioni sanitarie, che sono competenza esclusiva dei Paesi membri dell’UE.
In pratica, la presa di posizione del Parlamento europeo è fortemente simbolica, ma le decisioni sul diritto all’aborto continueranno a essere prese dai governi e dai parlamenti nazionali.
Il diritto all’interruzione volontaria di gravidanza in Europa
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