Cambiano le regole per la gestione dei migranti
Accordi cruciali nell'UE: dal patto di stabilità all nuove politiche migratorie, sfide e cambiamenti
Ciao!
Io sono Vincenzo Genovese e questa è Spinelli, la newsletter settimanale di Will che racconta l’Unione europea da Bruxelles.
Questa settimana nell’Unione europea sono stati raggiunti due accordi cruciali, o “storici”, come amano dire gli esponenti delle istituzioni comunitarie.
Uno riguarda la riforma del Patto di stabilità e crescita, cioè le regole fiscali che i Paesi dell’UE devono rispettare. L’altro, di cui parleremo oggi, cambia la politica migratoria europea.
🕓 Questa newsletter oggi conta 1.457 parole e si legge tutta in 7 minuti.
Sia l’accordo sulle migrazioni che quello sulle regole fiscali sono stati raggiunti mercoledì 20 dicembre: una giornata piuttosto impegnativa per le istituzioni europee (e i corrispondenti da Bruxelles)
🇪🇺 L’Unione europea ha trovato un accordo sulla gestione dei migranti
Dopo una lunga notte di negoziati, all’alba del 20 dicembre Consiglio e Parlamento europeo hanno trovato l’intesa finale sul Pact on Migration. È un pacchetto legislativo composto da cinque regolamenti profondamente intrecciati fra loro, tanto che le trattative si sono svolte in parallelo e nessuno dei regolamenti poteva essere concordato senza gli altri quattro.
Le istituzioni dell’UE ci hanno messo più di due anni per mettersi d’accordo: il Pact on Migration era stato proposto dalla Commissione il 23 settembre 2020, in un’insolita giornata di sole quando ancora le conferenze stampa si svolgevano a porte chiuse per la pandemia da Covid19.
I testi definitivi non sono ancora disponibili, ma dalle parole dei parlamentari europei che li hanno negoziati si può ricostruire il contenuto. Le nuove regole per gestire l’immigrazione sono tante e molto complesse, quindi ci concentreremo su tre punti fondamentali che interessano molto l’Italia: i ricollocamenti di persone migranti, le procedure di asilo e i casi di salvataggi mare.
La presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola ha celebrato l’accordo dicendo che l’Europa ha smentito i pronostici riuscendo a concordare nuove regole sulle migrazioni
🤝 Chi deve farsi carico dei migranti che arrivano in UE?
Oggi ogni cittadino straniero che entra illegalmente nell’UE e vuole chiedere asilo può farlo solo nel “Paese di primo ingresso”. È il principio cardine del Regolamento di Dublino, grazie a cui persone che vorrebbero andare nel Nord Europa sono costrette a fare domanda di asilo negli “Stati di frontiera” dell’Unione, come Italia, Spagna e Grecia.
Questa riforma non lo modifica, ma il nuovo Regolamento sull’asilo e sulla gestione della migrazione aggiunge qualche eccezione in più: ad esempio, se un richiedente asilo ha conseguito un titolo di studio in un Paese dell’UE, ha particolari legami o ne conosce la lingua, può presentare lì la propria domanda, anche se è arrivato in un altro Stato.
Ma soprattutto, per alleviare la pressione migratoria sugli “Stati di frontiera”, è previsto un meccanismo di solidarietà obbligatorio. Gli altri Paesi membri dell'UE dovranno contribuire o ricollocando sul proprio territorio un certo numero di richiedenti asilo da uno Stato sotto pressione migratoria, oppure pagando un contributo in denaro, che finanzierà mezzi e procedure di accoglienza nel Paese in questione, ma anche i rimpatri o le misure prese nei Paesi extra-europei per frenare i flussi migratori.
La Commissione europea dovrà istituire ogni anno un solidarity pool, che include minimo 30mila ricollocamenti e 600 milioni di euro. Sono cifre piuttosto modeste: solo in Italia, nel 2023 sono approdate in maniera irregolare oltre 153mila persone, anche se non tutte chiederanno asilo nel nostro Paese.
A ogni Stato verrà assegnata una quota del solidarity pool, secondo una ripartizione basata su popolazione e prodotto interno lordo, poi i governi nazionali potranno decidere se rispettarla accogliendo, oppure pagando. Facendo i conti, per “evitare” di ospitare un richiedente asilo ed esaminare la sua domanda, bastano 20mila euro.
I ricollocamenti, quindi, non saranno obbligatori. Ma quantomeno, se non ce ne saranno abbastanza, uno Stato membro sotto pressione migratoria potrà evitare di riprendersi le persone trovate in un altro Paese che avevano fatto il loro primo ingresso in Europa attraverso i suoi confini.
Uno degli eurodeputati che hanno negoziato il Pact on Migration, il socialista spagnolo Juan Fernando López Aguilar, si è presentato in conferenza stampa con un vistoso cerotto alla testa. Non è stato però possibile sapere cosa gli sia successo durante la notte di trattative
⏱️ Una procedura più veloce
Il Regolamento sulle procedure di asilo, invece, stabilisce le regole per esaminare le richieste di asilo nell'Unione europea: un processo che deve durare al massimo sei mesi.
Dopo uno screening iniziale di massimo sette giorni, alcune persone migranti saranno sottoposte a una procedura “accelerata”, detta border procedure. Questa “procedura di frontiera” durerà al massimo 12 settimane e prevede una “finzione giuridica”: i richiedenti vengono ospitati in centri sul territorio di un Paese, ma giuridicamente sono considerati ancora fuori dai confini nazionali, un fatto che contribuirà a rendere più rapide le eventuali procedure di allontanamento qualora la loro richiesta fosse respinta.
La border procedure esiste già nell’ordinamento europeo ed è ad esempio quella che il governo italiano vuole utilizzare nei centri che intende costruire in Albania. Ma ora nell’UE sarà estesa a certe categorie di persone migranti: quelli ritenuti non sinceri nelle loro dichiarazioni alle autorità, quelli che sono considerati un pericolo per la sicurezza, o semplicemente provengono da Paesi “a basso tasso di riconoscimento”, cioè quando a meno del 20% dei loro connazionali viene concesso l'asilo.
Si tratta quindi dei cosiddetti “migranti economici”, che cercano un lavoro in Europa ma hanno pochissime chances di ottenere asilo, perché non provengono da Paesi in guerra né sfuggono a persecuzioni. Per ogni Stato, comunque, è previsto un tetto massimo di persone da sottoporre alla border procedure: in tutto nell’UE possono essere al massimo 30mila alla volta, per evitare che le autorità nazionali ammassino richiedenti asilo in strutture non adeguate.
Secondo enti e organizzazioni del settore, la “procedura di frontiera” comporta la detenzione e garanzie inadeguate per i migranti. Ne saranno esclusi i minori non accompagnati (se non considerati un rischio per la sicurezza) e le famiglie con bambini (se ci sono altre persone ammissibili alla border procedure), mentre a tutti sarà offerta consulenza legale gratuita.
🛟 Questa riforma ridurrà le morti in mare?
Anche le persone migranti salvate in mare e poi fatte approdare sul territorio di uno Stato membro dell’UE sono considerate “ingressi irregolari”. Secondo l’agenzia di frontiera europea Frontex, nel 2023 questi approdi sono aumentati del 61% sulla rotta del Mediterraneo centrale, quella che dalle coste di Libia e Tunisia porta in Italia.
La riforma della politica migratoria prevede di destinare ai reduci dei salvataggi una parte specifica del solidarity pool, anche se non è stata specificata la percentuale. Inoltre, un massiccio e improvviso aumento dell’afflusso di persone migranti via mare è una delle condizioni che fanno scattare le “situazioni di crisi”, normate da un altro dei regolamenti del Pact on Migration.
In questi casi, un Paese è autorizzato dalla Commissione europea ad estendere i periodi per le procedure di asilo, e dovrebbe ottenere maggiore solidarietà dagli altri Stati membri, chiamati a contribuire oltre le quote “ordinarie”, ma sempre senza ricollocamenti obbligatori.
Nel Mar Mediterraneo, quest’anno, sono aumentati anche i morti: 2.571, riporta l’Organizzazione internazionale per le migrazioni. Il Pact on Migration non prevede nessuna misura specifica per i salvataggi in mare, che restano regolati dal diritto marittimo internazionale, né tantomeno una missione di soccorso navale europea come invece aveva chiesto lo stesso Parlamento comunitario lo scorso luglio.
🎙️ Ah, di politica migratoria europea parla anche la prossima puntata del nostro podcast Shape of the EU, Con Gloria Beltrami e Federico Tafuni. La trovate qui, a partire da sabato 23 dicembre
🇮🇹 L’Italia non è il primo Paese UE per numero di richiedenti asilo
🌉 I Fondi di coesione per il ponte sullo Stretto
Un’ultima cosa prima di salutarci. La Sicilia è spesso al centro del dibattito quando si parla di immigrazione irregolare, ma di recente c’è un altro argomento molto dibattuto: il ponte sullo stretto di Messina, che il governo sembra determinato a realizzare anche utilizzando i Fondi di coesione europei per coprire, almeno in parte, i costi dell'opera.
Lo abbiamo raccontato in questo post
🎙️ Per raccontare come sta cambiando la forma dell’Unione europea grazie alle politiche di coesione e quale è il loro impatto sulla vita quotidiana dei giovani abbiamo realizzato Shape of EU, un podcast in collaborazione con la Direzione generale della Politica regionale e urbana della Commissione Europea 👇
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