La crisi degli alloggi preoccupa l’Europa
Prezzi degli affitti alle stelle, senzatetto in aumento e proteste in molte città per la mancanza di alloggi sostenibili. L’UE studia le soluzioni
Ciao!
Io sono Vincenzo Genovese,
questa è Spinelli, la newsletter settimanale di Will che racconta l’Unione europea da Bruxelles. Oggi parliamo di un tema che sta molto a cuore ai cittadini europei, e ultimamente li preoccupa sempre di più: la questione abitativa.
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Un problema grande quanto una casa
Negli ultimi anni, i costi di immobili in vendita e in affitto sono saliti a ritmi vertiginosi in tutta l’Unione. Tra il 2010 e il 2024, i prezzi delle case sono aumentati in media del 55,4%, mentre i canoni di locazione del 26,7%, secondo i dati Eurostat. La crescita è quasi ininterrotta dal 2013 e sembra proseguire: solo nell’ultimo trimestre dell’anno scorso si è registrato un aumento, rispettivamente del 4,9% e del 3,2%.
Questo fa sì che una larga parte del reddito delle famiglie europee viene destinato a mutui e affitti: in media il 19,7% nel 2023, secondo il rapporto Housing in Europe. Per alcune persone, questa percentuale è molto più alta: in Paesi come Grecia, Danimarca e Germania, oltre il 13% dei nuclei famigliari ha destinato più del 40% del proprio reddito disponibile all’alloggio.
Ma i disagi non finiscono qui. Il 16% degli europei vive in abitazioni sovraffollate, il 10,6% non può permettersi un riscaldamento sufficiente, e quasi 900mila persone non hanno un tetto sopra la testa, secondo gli ultimi dati disponibili.

Al di là dei numeri complessivi, la crisi degli alloggi si manifesta nelle storie di molte città europee. A partire da Barcellona e Amsterdam, due dei luoghi dove i prezzi sono cresciuti di più, anche a causa dell’aumento delle abitazioni destinate ai turisti.
A Barcellona, che ne conta circa 10mila, si susseguono le proteste, tanto che il sindaco ha annunciato un piano per eliminare tutti gli affitti a breve termine entro il 2029, evitando di rinnovare le licenze attuali e di concederne di nuove.
Un anno fa, a Barcellona, alcuni residenti avevano bagnato alcuni turisti con delle pistole ad acqua come gesto di protesta contro l’impatto del turismo di massa sulla città
Ad Amsterdam, l’afflusso di turisti si somma a quello molto alto di studenti e lavoratori stranieri e al calo della produzione immobiliare, generando situazioni paradossali. In città vivono circa 3mila "senzatetto economici", persone con un lavoro e senza problemi particolari, che perdono il loro alloggio magari dopo una separazione e non riescono a trovarne uno nuovo, a causa dei prezzi troppo alti del mercato.
Problemi simili si riscontrano anche a Roma, Milano, Bologna, Parigi, Madrid, Lisbona, Budapest e Lione. I sindaci di queste dieci città, che insieme contano circa 19 milioni di abitanti, hanno scritto a dicembre 2024 una lettera alla presidente della Commissione Ursula von der Leyen per chiedere misure urgenti sul tema.
“La carenza di alloggi a prezzi accessibili è diventata particolarmente critica per i lavoratori e le famiglie della classe media, e rischia di erodere le fondamenta sociali del progetto europeo”, si legge nella lettera.
Soluzioni locali e soluzioni europee
Negli ultimi anni sono cominciate ad arrivare alcune risposte a questa crisi, soprattutto da parte delle amministrazioni locali. La limitazione delle locazioni turistiche è una delle più comuni: oltre a Barcellona, anche Madrid e Firenze hanno introdotto norme per tenere sotto controllo la proliferazione di affitti a breve termine nei rispettivi centri storici.
L’espansione del cosiddetto “social housing”, cioè l’edilizia destinata alle fasce meno agiate della popolazione, è un’altra delle strade percorse. La città di Vienna è nota per la sua offerta di abitazioni a buon mercato e canoni d’affitto contenuti, ma anche Bruxelles, Valencia e Parigi hanno avviato piani di costruzione di case popolari, spesso con alti criteri di sostenibilità ambientale.
In questo reel, Clara Morelli ci spiegava come ha fatto Vienna a diventare l’esempio migliore al mondo di utilizzo di case popolari e housing sociale
Alcuni governi, poi, stanno prendendo provvedimenti a livello nazionale: in Germania si vuole prorogare fino al 2029 una legge che limita gli aumenti dei canoni d’affitto nelle aree più sovraffollate del Paese. In Irlanda, è stata proposta una norma per legare gli aumenti degli affitti all’inflazione, con un tetto massimo del 2%, anche se l'inflazione dovesse superarlo.
Anche se le politiche abitative sono perlopiù competenza dei singoli Paesi membri, pure le istituzioni europee si stanno muovendo per fronteggiare il problema.
Nella Commissione europea, la volontà di occuparsi maggiormente del tema emerge dalla nomina, per la prima volta, di un commissario addetto alla questione degli alloggi, il danese Dan Jørgensen.
Il suo compito sarà elaborare un “housing plan”, che dovrebbe essere presentato entro il 2026: comprenderà una strategia per agevolare il settore edilizio, una piattaforma di investimenti per alloggi sostenibili e proposte concrete per contrastare il fenomeno delle abitazioni inutilizzate.
Anche il Parlamento europeo ha istituito una commissione speciale sulla crisi degli alloggi, presieduta dall’eurodeputata del Partito democratico Irene Tinagli. Al momento questo gruppo di 33 parlamentari sta incontrando esperti e conducendo studi su diverse città europee, con l’obiettivo finale di “proporre soluzioni per alloggi decorosi, sostenibili e accessibili a livello economico”.
Nel periodo 2012-2027, comunque, l’UE ha già stanziato tra i trenta e i quaranta miliardi di euro per gli alloggi sostenibili, ha dichiarato Paola Momoli, team leader della comunicazione di una task force istituita dalla Commissione europea sul tema in questo episodio del nostro podcast Città.
Per il futuro, le iniziative sembrano orientate su due direttrici: la costruzione di alloggi popolari, grazie a prestiti agevolati dalla Banca europea per gli investimenti, e il tentativo di regolamentazione per piattaforme come Airbnb nelle aree ad alta tensione abitativa.
In questa puntata del nostro podcast Città abbiamo parlato con Paola Momoli, team leader comunicazione della task force della Commissione europea Affordable Housing.
Anche i cittadini, intanto, si fanno sentire. A gennaio 2025 è stata registrata un’Iniziativa dei cittadini europei (ICE) chiamata HouseEurope! che chiede incentivi per ristrutturare e trasformare gli edifici esistenti, piuttosto che demolirli per costruirne di nuovi.
Il tasso di ristrutturazione annuo si attesta attualmente all’1%, scrivono i promotori dell’iniziativa: andrebbe almeno triplicato per raggiungere l’obiettivo, concordato a livello europeo nel 2024, di avere il 100% delle abitazioni a emissioni zero entro il 2050.
Entro dodici mesi dalla presentazione, questa iniziativa deve raccogliere il sostegno di almeno un milione di cittadini europei in età da voto, distribuiti in almeno 7 paesi dell'UE, per essere presentata alla Commissione e al Parlamento.
Entro sei mesi, poi, la Commissione deve fornire una risposta ufficiale ai promotori, spiegando come intende procedere sul tema. Si può firmare qui, fino a gennaio 2026.
Altre cose successe in Europa questa settimana 🇪🇺
La Commissione europea ha annunciato il 18esimo pacchetto di sanzioni contro la Russia. Comprende un divieto di importazione di prodotti raffinati ottenuti da petrolio greggio russo e un divieto di effettuare transazioni con entità e istituti finanziari russi.
Unione europea e Regno Unito hanno firmato un accordo sullo status di Gibilterra, uno degli ultimi nodi irrisolti dopo la Brexit. Se ratificato, eliminerà le barriere fisiche e i controlli su persone e merci che circolano tra la Spagna e l’enclave britannica.
L’eurodeputata francese Rima Hassan è stata detenuta per oltre due giorni in Israele insieme ad altri sette membri della Freedom Flotilla, intercettati mentre cercavano di raggiungere la Striscia di Gaza su un’imbarcazione carica di aiuti umanitari per la popolazione palestinese. Dell’equipaggio faceva parte anche l’attivista svedese Greta Thunberg, rimpatriata dopo aver firmato un’ammissione di ingresso illegale nel territorio israeliano.
👀 Ci vediamo anche dal vivo
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Con Sara Poma, Andrea Borgnino, Silvana Mossano e Daniela Degiovanni parleremo della nuova serie La città d’amianto: una storia di resistenza civile, rivendicazione di giustizia e speranza nel potere della collettività.
E voi cosa avete provato dopo la fine della scuola superiore? 😱
In un mondo del lavoro sempre meno lineare, è normale non avere certezze: per capire cosa fa per sé, serve conoscersi, sperimentare e anche sbagliare 🙃 🎧
Per esplorare come migliorare l’orientamento e offrire spunti utili a chi deve scegliere cosa fare dopo le superiori è nato Ricreazione, un podcast realizzato con Fondazione Cariplo dopo aver raccolto le voci degli studenti di quattro scuole lombarde
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