La contestata legge europea sul ripristino della natura
Il Parlamento europeo ha approvato la Nature Restoration Law, un regolamento per ripristinare gli ecosistemi nell’UE molto criticato da alcuni partiti e associazioni agricole
Ciao!
Io sono Vincenzo Genovese e questa è Spinelli, la newsletter settimanale di Will che racconta l’Unione europea da Bruxelles.
Anzi, questa settimana da Strasburgo, dove il Parlamento europeo riunito in seduta plenaria ha approvato la legge sul ripristino della natura, un regolamento molto, molto contestato.
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🌿 Cosa prescrive la legge sul ripristino della natura
La legge è conosciuta anche in Italia come Nature Restoration Law e rientra nella Strategia europea per la biodiversità, a sua volta parte del Green Deal, il piano per rendere l’UE neutrale dal punto di vista climatico entro il 2050.
Il suo obiettivo è attuare misure di ripristino su almeno il 20% delle zone terrestri e marine dell'Unione europea entro il 2030, e su tutti gli ecosistemi che ne hanno bisogno entro il 2050. Secondo una ricerca dell’Agenzia europea dell'Ambiente, al momento, l’81% degli habitat nell’Unione si trova in uno stato di conservazione considerato “scadente” o “cattivo”.
In concreto, tutti gli Stati membri dovranno ripristinare, cioè riportare in un buono stato di conservazione, entro il 2030 almeno il 30% di una serie di habitat specifici delineati dalla legge, tra cui foreste, praterie, zone paludose, fiumi, laghi e barriere coralline. Questa percentuale dovrà aumentare fino al 60% entro il 2040 e al 90% entro il 2050.
Ogni Paese dovrà presentare un piano nazionale di ripristino, ma ci sono degli obiettivi a livello complessivo, come la piantumazione di tre miliardi di nuovi alberi, la liberazione degli alvei di 25mila chilometri di fiumi, e l’inversione del declino delle popolazioni di insetti impollinatori.
Questa è l’esultanza di alcuni deputati dopo l’approvazione definitiva della legge. Alcuni membri del gruppo Verdi/Ale avevano pure una maglietta con la scritta “Restore Nature”
🗣️ Le critiche alla legge e la battaglia politica
Ma non tutti sono concordi sull’impatto esclusivamente positivo della legge. Ad esempio, le associazioni di agricoltori temono che le attività di recupero degli ecosistemi richiedano sforzi economici gravosi e sottraggano loro terreni produttivi, visto che anche gli ecosistemi agricoli sono coinvolti nel provvedimento.
“Con la nuova normativa verrà messo a rischio il potenziale produttivo del settore”, si legge, ad esempio, in un comunicato di Confagricoltura. Sulla scia di queste preoccupazioni, alcune forze politiche ritengono la legge pericolosa per la sicurezza alimentare dell’Unione europea.
Il Partito popolare europeo, il più numeroso gruppo del Parlamento, e i due gruppi di destra radicale Conservatori e riformisti europei e Identità e democrazia sono da tempo contrari alla legislazione e hanno fatto di tutto per bloccarla, respingerla e indebolirla.
A giugno 2023 la legge sul ripristino della natura non era stata approvata dalla commissione Ambiente del Parlamento europeo, che si era spaccata sul tema: 44 voti a favore, 44 contro.
L’aula dell’Europarlamento aveva poi votato una versione pesantemente modificata, con una serie di emendamenti che annacquavano la proposta originale. Nel frattempo anche il Consiglio dell’UE, l’organo che riunisce i 27 Stati membri, aveva richiesto varie flessibilità e deroghe nella sua versione della legge. Si è arrivati così a novembre a un accordo tra Consiglio e Parlamento sul testo legislativo finale.
Questo video sulla nostra pagina Instagram è un ottimo riassunto delle peripezie della legge sul ripristino della natura.
✅ Le concessioni della legge
Il testo legislativo finale include quindi alcune modifiche significative rispetto alla proposta della Commissione europea, considerate come “concessioni” agli Stati membri e agli eurodeputati più scettici.
Ce le ha raccontate proprio César Luena, l’eurodeputato socialista spagnolo relatore della legge al Parlamento. Innanzitutto, la legge si pone fra gli obiettivi il miglioramento della sicurezza alimentare, che non era previsto nella versione originaria.
L’articolo 11, che riguarda gli ecosistemi agricoli, fissa target più bassi e flessibili. La Commissione europea voleva imporre a ogni Paese dell’UE di dover dimostrare di aver ottenuto dei progressi su tre indicatori: presenza di farfalle; elementi di diversità del territorio; quantità di carbonio organico stoccata nei terreni coltivati. Secondo la versione della legge appena approvata, invece, basterà “mettere in atto misure volte a conseguire una tendenza all'aumento” in due indicatori su tre.
Inoltre, la legge prescrive chiaramente che è volontario, e non obbligatorio, il ripristino tramite riumidifcazione dei terreni privati a uso agricolo che costituiscono "torbiere drenate”. In pratica, gli Stati membri devono riumidificare una certa quantità di zone acquitrinose che erano state prosciugate, ma una deroga consente di ridurre questa quota per non toccare i terreni degli agricoltori.
Ma soprattutto, ci sarà la possibilità di attivare un “freno di emergenza”: la Commissione europea potrà cioè sospendere l’applicazione del regolamento per un massimo di un anno, in caso di eventi eccezionali che mettano a rischio la produzione alimentare nell’UE.
Secondo il suo relatore, comunque, la Nature Restoration Law resta una conquista per l’agenda ambientale dell’Unione europea, che dopo 70 anni avrà finalmente una legge sul ripristino della natura, pur con maggiori compromessi di quanto previsto.
A Strasburgo questa settimana non si è parlato solo di temi ambientali. Uno dei momenti più toccanti della sessione plenaria è stato il discorso di Yulia Navalnaya, la vedova di Aleksei Navalny. Parlando agli eurodeputati ha detto, visibilmente commossa: “Mio marito non vedrà la bellissima Russia del futuro, ma noi dobbiamo vederla. Farò del mio meglio perché questo sogno si avveri”.
🔴 Solo il 15% degli habitat europei è in buono stato di conservazione
Fonte: Rapporto “State of EU Nature”, Agenzia europea per l’Ambiente
📚 Anche una biblioteca ristrutturata grazie ai fondi coesione
Da Strasburgo andiamo a Cagliari, per parlarvi della Mediateca del Mediterraneo. È una struttura polivalente, che ospita anche l’archivio storico e la biblioteca della città: per la sua ristrutturazione sono stati usati anche 5,1 milioni di euro dal Fondo europeo di sviluppo regionale, come raccontiamo in questo post
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