Il futuro europeo della Georgia è a rischio
Da tre settimane migliaia di persone protestano contro il governo e la presidente della Repubblica non riconosce il suo successore. L’UE è al centro della crisi
Ciao!
Io sono Vincenzo Genovese e questa è Spinelli, la newsletter settimanale di Will che racconta l’Unione europea da Bruxelles, dove questa settimana si sono riuniti i capi di Stato e di governo dell’UE, incontrando anche i loro omologhi dei Paesi dei Balcani occidentali.
Nell’ultimo Consiglio europeo dell’anno, il primo presieduto dal nuovo presidente António Costa, si è discusso soprattutto di guerra in Ucraina (con la presenza del presidente Volodymyr Zelensky), Medio Oriente e immigrazione. Alla riunione dei leader si è parlato però anche della Georgia.
Prima di continuare una comunicazione di servizio. Spinelli si prende una piccola pausa natalizia. Questo è l’ultimo numero del 2024, ci rivediamo venerdì 3 gennaio 2025.
🕓 Questa newsletter oggi conta 1.236 parole e si legge tutta in 6 minuti.
🇬🇪 La crisi della Georgia
Nel Paese dell’Europa orientale, uno dei nove candidati all’adesione all’UE, è in corso una grave crisi politica e istituzionale, con grosse proteste di piazza. Tutto è cominciato con le elezioni parlamentari del 26 ottobre, vinte dal partito Sogno Georgiano, al potere dal 2012, e fortemente contestate dalla presidente della Repubblica, Salomé Zourabichvili.
Secondo Salomé Zourabichvili, la Russia e il partito di governo hanno manipolato l’esito del voto, non solo tramite brogli elettorali, ma anche con una strategia sofisticata iniziata diversi anni prima. Il controllo della Commissione elettorale, la modifica costituzionale per abolire l’elezione diretta del Presidente della Repubblica e la limitazione dell’indipendenza della magistratura sarebbero tutti passi funzionali a mantenere al potere Sogno Georgiano.
Questa strategia è culminata, secondo la presidente, con le interferenze messe in atto per le elezioni parlamentari: sistemi per il voto elettronico contraffatti, intimidazioni nel settore pubblico, compravendita di voti e propaganda di stampo russo contro l’Europa.
Il 28 novembre, il primo ministro Irakli Kobakhidze, che fa parte di Sogno Georgiano, ha annunciato la volontà di sospendere i negoziati di adesione con l’Unione europea fino al 2028, criticando quelle che definisce interferenze europee negli affari interni georgiani.
La decisione, considerata una “inversione a U” nel percorso verso l’ingresso nell’UE, ha scatenato la protesta di migliaia di georgiani in diverse città del Paese: proteste che continuano ancora oggi, nonostante gli arresti, gli abusi e le torture da parte della polizia denunciate dalle organizzazioni internazionali.
Il nuovo Parlamento georgiano eletto lo scorso 26 ottobre è stato convocato, ma senza l’approvazione della Presidente e senza la presenza dei membri delle opposizioni.
Nel frattempo, il 14 dicembre, un collegio elettorale formato da 300 persone, tra cui 150 membri del Parlamento e altrettanti rappresentanti locali, ha eletto il nuovo Presidente della Repubblica: l’ex calciatore Mikheil Kavelashvili, poi divenuto parlamentare del partito Sogno Georgiano, e unico candidato.
La sua legittimità non è stata riconosciuta dalla presidente in carica, il cui mandato dovrebbe scadere ufficialmente il 29 dicembre, giorno dell’inaugurazione della nuova presidenza. Salomé Zourabichvili ha promesso che non lascerà il palazzo presidenziale: una sua eventuale rimozione forzata potrebbe aumentare la tensione.
📢 La presidente georgiana chiede aiuto all’UE

Zourabichvili è intervenuta al Parlamento europeo di Strasburgo il 18 dicembre, chiedendo il supporto dell’UE. Come avevamo raccontato in questo numero di Spinelli, il partito Sogno Georgiano è teoricamente favorevole all’ingresso nell’UE del Paese, un’aspirazione supportata dal 79% della popolazione. Nello stesso discorso in cui annunciava la sospensione dei negoziati di adesione, il primo ministro Kobakhidze ha ribadito l’obiettivo di entrare nell’Unione entro il 2030.
Ma in realtà - ha detto la presidente georgiana agli eurodeputati - il fondatore e leader di Sogno Georgiano Bidzina Ivanishvili sta spingendo la Georgia verso la Russia, fingendo di mantenere aperto il cammino europeo.
In questa puntata di Stories Cecilia Sala racconta la storia dell’oligarca Bidzina Ivanishvili e di come il suo partito Sogno Georgiano ha accelerato la svolta autoritaria
La decisione di sospendere i negoziati sarebbe solo l’ultima tessera di un mosaico molto ampio, che negli anni ha visto un discorso al parlamento georgiano di un politico russo, la critica del governo di Tbilisi alle sanzioni occidentali alla Russia per l’invasione dell’Ucraina, l’introduzione di una legge sulla “trasparenza delle influenze straniere”, che definisce giornali e organizzazioni finanziate dall’estero “entità che perseguono l’interesse di una potenza straniera”.
Per questo la presidente georgiana si sente “come nel 1921”, l’anno in cui il Paese fu invaso dalle truppe sovietiche, e invoca il supporto dell’Unione europea: ai leader europei chiede di non fare finta di niente, ed evitare quindi di riconoscere il governo georgiano come legittimo.
🇪🇺 La reazione dell’UE alla crisi in Georgia
Finora l’Europa è stata “lenta a svegliarsi e lenta a reagire”, rispondendo alla sfida “solo a metà”, ha affermato la presidente georgiana. Il Parlamento europeo ha condannato le interferenze e invocato nuove elezioni con la supervisione della comunità internazionale nel Paese dell’Est Europa, tramite una risoluzione approvata a larghissima maggioranza.
Alcuni Stati membri dell’UE, Estonia, Lettonia e Lituania, hanno imposto sanzioni personali a undici figure di spicco tra alti funzionari georgiani come il ministro dell’interno, e oligarchi come il fondatore del partito Sogno Georgiano. Ma l’Unione non è riuscita ad adottare le stesse disposizioni a livello europeo, poiché la proposta dell’Alto rappresentante per gli affari esteri Kaja Kallas è stata bloccata dal veto di Ungheria e Slovacchia.
L’unica misura concreta su cui si procederà entro la fine dell’anno è lo stop all’esenzione dal visto per i georgiani che possiedono un passaporto diplomatico, decisione che non richiede il consenso all’unanimità dei governi nazionali.
Nelle conclusioni del Consiglio europeo, comunque, si ribadisce il timore per la scelta del governo georgiano di sospendere i negoziati di adesione, si condanna la repressione messa in atto contro manifestanti, mezzi di informazione e politici di opposizione, e si sottolinea il supporto dell’Unione alle “aspirazioni del popolo georgiano”.
A parole, i leader dell’UE hanno risposto all’appello della presidente della Georgia, che potrebbe non essere più al suo posto l’anno prossimo.
🇪🇺 Altre cose successe in Europa questa settimana
La Commissione europea ha avviato un’indagine formale contro TikTok per possibili violazioni della legge sui servizi digitali durante le elezioni presidenziali in Romania. Il primo turno, vinto dal candidato filo-russo Călin Georgescu, è stato annullato dalla Corte costituzionale rumena.
La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha incontrato ad Ankara il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan, promettendogli un miliardo di euro in più per la gestione dei rifugiati siriani sul territorio turco.
L’ex ministra della Giustizia portoghese Teresa Anjinho è stata eletta Mediatore europeo, una figura a cui si possono rivolgere tutti i cittadini europei per denunciare casi di cattiva amministrazione in istituzioni, organi, uffici e agenzie dell'Unione.
📨 La direttiva DG meme
Non si può dire conclusa una puntata di Spinelli senza una nuova direttiva DG meme
🚧 I negoziati di adesione all’UE della Georgia sono in stallo
Il Fondo Sociale Europeo finanzia l’inclusione sociale di chi è in carcere
Da Bruxelles andiamo a Brescia, dove il progetto “Vale la pena - Dalla reclusione all’inclusione”, finanziato dal Fondo Sociale Europeo, favorisce percorsi di inclusione sociale rivolti a soggetti in carcere nei due istituti penitenziari “Nerio Fischione” e “Verziano”. Inclusa nel progetto anche la possibilità di usufruire di 22 posti letto fuori dal carcere, grazie alla rete di offerta abitativa integrata di Housing sociale della città di Brescia.
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