Cosa c'entra l’UE con le proteste degli agricoltori?
In molti Paesi europei gli agricoltori stanno manifestando da settimane (anche) contro le politiche agricole e ambientali europee
Ciao!
Io sono Vincenzo Genovese e questa è Spinelli, la newsletter settimanale di Will che racconta l’Unione europea da Bruxelles.
Questa settimana i capi di Stato e di governo dell’Unione europea hanno trovato un accordo su un fondo da 50 miliardi di euro per finanziare l’Ucraina nei prossimi quattro anni.
Ma oltre ai leader dei 27 Paesi, a Bruxelles sono arrivati un migliaio di agricoltori e allevatori, che dopo un corteo notturno sui loro trattori, hanno occupato la piazza di fronte al Parlamento europeo, bruciando fieno e spargendo letame. Per questo oggi parliamo delle proteste che stanno dilagando in tutta Europa: dalla Francia alla Polonia, dalla Germania alla Romania.
Non sono mancati i momenti di tensione durante la protesta davanti al Parlamento europeo. C’è chi ha ironizzato sul diverso tipo di reazione che avrebbe suscitato l’abbattimento di questa statua se i responsabili fossero stati gli attivisti di Ultima generazione
🕓 Questa newsletter oggi conta 1.432 parole e si legge tutta in 7 minuti.
🚜 I motivi delle proteste degli agricoltori
Le ragioni della protesta sono tante, e diverse da Paese a Paese (per l’Italia c’è un paragrafo dedicato più giù).
In Germania il motivo principale è la decisione del governo di tagliare le agevolazioni fiscali sul diesel per il settore agricolo, fino ad azzerarle nel 2026.
Nei Paesi Bassi si contesta soprattutto un piano di riduzione delle emissioni di azoto attraverso la diminuzione dei capi di bestiame allevati.
In Spagna, tra le richieste dei sindacati del settore, c’è il finanziamento di assicurazioni contro la siccità e i fenomeni meteorologici avversi sempre più frequenti.
Negli Stati dell’Est Europa, come Romania e Polonia, gli agricoltori hanno a lungo denunciato le importazioni non tassate di cereali ucraini, che costando meno hanno messo fuori mercato i loro prodotti, prima che i rispettivi governi prendessero provvedimenti.
La concorrenza degli alimenti a basso costo in arrivo dall’estero è una delle rivendicazioni comuni a tutti gli agricoltori europei. Spesso le proteste riguardano i prezzi alti di acquisto dei carburanti e quelli bassi di vendita dei prodotti alimentari, ma in alcuni casi hanno a che fare anche con le politiche agricole e commerciali dell’UE.
In Belgio e Francia, più che altrove, c’è un bersaglio specifico: l’accordo di libero scambio tra Unione europea e Mercosur, organizzazione commerciale di cui fanno parte Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay.
📢 Le politiche dell’UE contestate
Questo accordo è al momento in fase di trattativa tra la Commissione europea e i Paesi sudamericani, dopo una prima intesa raggiunta nel 2019. Se approvato e ratificato dai 27 Stati dell’UE, permetterà di aumentare investimenti e scambi commerciali tra i due continenti, eliminando o abbassando tasse e dazi doganali.
Per l’agricoltura europea significherebbe esportare più facilmente in Sudamerica i propri prodotti, ma anche subire la concorrenza a casa propria di quelli sudamericani più economici, come soia e carne di manzo.
Le proteste degli agricoltori francesi hanno spinto il presidente Emmanuel Macron a chiedere di fermare i negoziati, che non saranno interrotti ma subiranno indubbiamente un arresto: al momento non ci sono le condizioni per un accordo, ha riconosciuto il portavoce della Commissione.
Poi ci sono le politiche ambientali dell’Unione europea, volte a rendere l’agricoltura più sostenibile e a ridurre le emissioni di gas climalteranti, ma che secondo le associazioni del settore pesano in modo insostenibile sugli agricoltori.
Ad esempio, chi coltiva deve riservare il 4% del proprio terreno a “colture non produttive”, per tutelare la biodiversità: è un requisito obbligatorio per ricevere i sussidi previsti dalla Politica agricola comune (Pac), 387 miliardi in tutto, stanziati fino al 2027. E i sussidi pubblici sono fondamentali: in media nell’UE rappresentano circa la metà del reddito degli agricoltori, stando ai dati della Commissione.
La Legge sul ripristino della natura, approvata definitivamente a fine 2023, impone invece agli Stati membri di ristabilire ecosistemi naturali su almeno il 20% delle aree terrestri e marine dell’UE entro il 2030. Gli agricoltori l’hanno contestata per il timore di perdere terreni produttivi.
Un’altra proposta legislativa prevede di dimezzare l’uso dei pesticidi chimici entro il 2030, sostituendoli con metodi alternativi come la rotazione delle colture e l'agricoltura di precisione. Ha incontrato forte resistenza da parte del settore agricolo e finora è stata respinta dal Parlamento europeo.
In generale, si può dire che gli agricoltori non apprezzano molto le misure della strategia “Farm to Fork”, che è la parte relativa alla produzione alimentare del Green Deal europeo, il piano per azzerare le emissioni nette di CO2 nell’UE entro il 2050.
Forse non è un caso che proprio mentre montano le proteste, la Commissione europea abbia proposto delle deroghe alle stringenti regole agricole per il 2024. Invece del 4% del proprio terreno lasciato a riposo, gli agricoltori possono dedicare il 7% a colture che assorbono l’azoto, come ad esempio lenticchie, fave o piselli.
Lo stesso giorno, il 31 gennaio, è stato presentato il rinnovo di un anno della sospensione dai dazi doganali per le merci provenienti da Ucraina e Moldova, proprio la misura che aveva provocato le proteste nei Paesi dell’Est dell’Unione. Questa volta, però, ci sono clausole di salvaguardia per i produttori agricoli europei: se in un Paese i volumi delle importazioni supereranno i livelli medi del 2022 e 2023, verranno reintrodotte le tariffe commerciali.
In diverse manifestazioni di agricoltori in Italia sono apparsi slogan contro l’UE e i suoi rappresentanti (questa arriva dalla protesta a Venezia del 27 gennaio). A Torino è stata pure bruciata una bandiera europea
🇮🇹 Il governo italiano contro le scelte europee
Anche in Italia le manifestazioni sono sempre più frequenti e diffuse. Si tratta soprattutto di gruppi autonomi, spesso molto critici verso Coldiretti, la maggiore associazione di rappresentanza dell'agricoltura italiana.
Il governo rivendica la vicinanza agli agricoltori in protesta e indica le scelte green dell’UE come causa della situazione. “Le politiche dell’Unione europea, avallate dai governi che ci hanno preceduto, sono state semplicemente folli” ha affermato il ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare Francesco Lollobrigida.
La sua ultima battaglia a Bruxelles riguarda la cosiddetta “carne coltivata”, cioè prodotta in laboratorio a partire da cellule animali.
Insieme ai suoi omologhi di Austria e Francia, Lollobrigida ha richiesto alla Commissione europea un’analisi di impatto che includa gli aspetti sanitari, etici, economici, sociali ed ecologici di un prodotto alimentare che in realtà non esiste ancora nell’Unione europea, ma che in Italia è già stato vietato da un’apposita legge. È la 172 del 2023, approvata senza seguire la necessaria procedura di confronto con la Commissione europea, stando a quanto riporta il quotidiano Il Foglio.
Il governo italiano non avrebbe rispettato i tempi previsti dalla procedura Tris, obbligatoria per verificare se una norma nazionale sia in contrasto o meno con il libero mercato comunitario.
Se in futuro la carne coltivata venisse approvata come alimento a livello europeo, il nostro Paese correrebbe il serio rischio di una procedura d’infrazione.
Questo video della catena di supermercati tedesca Edeka mostra i clienti che si aggirano fra gli scaffali vuoti se si vietassero le importazioni di prodotti alimentari stranieri.
🌾 Un terzo del bilancio europeo finanzia l’agricoltura e la tutela del territorio
🍫 Il “cacao del Mediterraneo”
A proposito di agricoltori, in provincia di Siracusa ce n’è uno che coltiva una pianta poco conosciuta, ma dalle straordinarie proprietà: è il carrubo, dai cui frutti si ricava una polpa dolce e pastosa, tanto da essere definita il "cacao del Mediterraneo". L’impianto per la produzione di farina da semi di carruba della Ilcar, azienda a conduzione famigliare fondata all’inizio del Novecento, è stato costruito anche grazie ai fondi europei di coesione.
🎙️ Per raccontare come sta cambiando la forma dell’Unione europea grazie alle politiche di coesione e quale è il loro impatto sulla vita quotidiana dei giovani abbiamo realizzato Shape of EU, un podcast in collaborazione con la Direzione generale della Politica regionale e urbana della Commissione Europea 👇
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