Chi guiderà la prossima Commissione europea?
I partiti politici europei hanno designato gli “Spitzenkandidat” per le elezioni di giugno. Ma non è detto che il prossimo presidente sia uno di loro
Ciao!
Io sono Vincenzo Genovese e questa è Spinelli, la newsletter settimanale di Will che racconta l’Unione europea da Bruxelles, dove questa settimana si è tenuto il dibattito principale fra gli Spitzenkandidat, cioè i “candidati capolista” alle prossime elezioni europee.
Da sinistra, i partecipanti sono stati Ursula von der Leyen (Partito popolare europeo), Nicolas Schmit (Partito del Socialismo europeo) Terry Reintke (Verdi europei), Sandro Gozi (Renew Europe) e Walter Baier (Sinistra europea)
Il dibattito è stato organizzato e trasmesso in diretta dall’“Unione europea di radiodiffusione (UER)”. Si è svolto nell’emiciclo del Parlamento europeo di Bruxelles e i giornalisti accreditati hanno potuto seguirlo dai seggi di solito occupati dagli eurodeputati.
Del sistema degli Spitzenkandidat avevamo parlato in questo numero di Spinelli. Prima di ogni elezione europea, i partiti politici europei, che raggruppano partiti nazionali dello stesso orientamento, designano il loro candidato a presiedere la Commissione europea: quello che ottiene più seggi all’Europarlamento dovrebbe quindi decidere il presidente.
Questo in teoria, perché il sistema degli Spitzenkandidat è una prassi non vincolante. Il potere di nominare il presidente della Commissione spetta infatti al Consiglio europeo, cioè ai 27 Paesi membri dell’UE. Il nome prescelto può coincidere con quello del candidato capolista “vincitore”, ma non necessariamente. Nel 2014 Jean-Claude Juncker era lo Spitzenkandidat del Partito popolare europeo (PPE) e dopo la vittoria del suo partito ottenne l’incarico. Nel 2019 invece l’incarico è andato a Ursula von der Leyen, nonostante lo Spitzenkandidat del PPE fosse Manfred Weber.
Il confronto fra gli Spitzenkandidat permette comunque ai gruppi politici di esporre le proprie proposte, ed è probabilmente il momento più realmente “europeo” di una tornata elettorale che si svolge con regole diverse da Paese a Paese.
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Ursula von der Leyen (PPE), la presidente in carica
La favorita fra gli Spitzenkandidat è sicuramente Ursula von der Leyen, attuale presidente della Commissione europea e in passato ministra della Famiglia e della Difesa del governo tedesco. È la candidata del Partito popolare europeo (di cui fa parte Forza Italia), che molto probabilmente sarà il primo partito del prossimo Europarlamento per numero di deputati eletti. Von der Leyen sembra riscuotere fiducia in molti dei governi nazionali: nei cinque anni della sua presidenza ha affrontato situazioni senza precedenti nella storia dell’UE, dalla pandemia di Covid19 alla guerra in Ucraina.
Proprio il sostegno all’Ucraina è il primo punto del manifesto elettorale del PPE: “L’Ucraina deve vincere la guerra” e “diventare un membro dell’UE appena rispetterà i criteri di accesso”.
Von der Leyen ha detto che in caso di nuovo mandato collaborerà con tutti i partiti che rispettano tre criteri: essere pro-europei, pro-Ucraina, favorevoli al rispetto dello Stato di diritto. La moderatrice del dibattito le ha chiesto se Fratelli d’Italia rispetta questi criteri, e lei ha risposto in modo affermativo, definendo la presidente del Consiglio Giorgia Meloni “chiaramente pro-europea”.
Nicolas Schmit (PSE), lo sfidante
Il Partito del Socialismo europeo, di cui fa parte il Partito Democratico, ha scelto di candidare come capolista il lussemburghese Nicolas Schmit, attuale commissario al Lavoro e ai Diritti sociali che dunque sfiderà la propria presidente. La proposta più significativa del suo mandato è stata una direttiva per adeguare il salario minimo al costo della vita (nei Paesi che ce l’hanno).
Il “diritto al lavoro di qualità, con equo stipendio” è il primo dei criteri utilizzati per stilare il manifesto dei socialisti, tradizionalmente molto attenti ai diritti sociali e al welfare nei Paesi dell’UE.
Marie-Agnes Strack-Zimmermann, Valérie Hayer, Sandro Gozi (Renew Europe) - Il trio dei liberali
In questo caso gli Spitzenkandidat sono tre. Perché il gruppo liberale Renew Europe rappresenta tre forze politiche: l’Alleanza dei Liberali e democratici per l’Europa (ALDE), il partito francese Renaissance del presidente Emmanuel Macron, e il Partito democratico europeo. Tutte formazioni centriste di orientamento liberale, che esprimono un candidato a testa: rispettivamente la deputata al parlamento tedesco Marie-Agnes Strack-Zimmermann, l’eurodeputata francese Valérie Hayer, attuale presidente del gruppo all’Eurocamera, e l’eurodeputato italiano ma eletto in Francia Sandro Gozi, sottosegretario agli Affari europei nei governi di Matteo Renzi e Paolo Gentiloni. Nel gruppo Renew Europe confluiranno i deputati eletti di Italia Viva, Più Europa e probabilmente Azione.
La difesa europea guida la lista delle dieci priorità del gruppo liberale, che punta a rafforzare l’industria della difesa e a potenziare la cooperazione militare per aiutare l’Ucraina a respingere l’invasione russa e affrontare “le minacce dei regimi autoritari”.
Terry Reintke e Bas Eickhout (Verdi Europei), la coppia green
I Verdi europei, di cui fa parte Europa Verde, hanno invece eletto due Spitzenkandidat di genere diverso, in linea con la loro tradizione di concedere uguale rappresentanza a uomini e donne. I prescelti sono due attuali eurodeputati, la tedesca Terry Reintke e l’olandese Bas Eickhout. Il partito ha stilato dodici priorità, che partono da un “Patto verde e sociale per l’Europa”. Puntano, tra le altre cose, a produrre energia solamente da fonti rinnovabili entro il 2040, a vietare l’allevamento in gabbia e contrastare il caro affitti nei Paesi dell’UE.
Nell’attuale Parlamento, i Verdi formano un gruppo unitario con “Alleanza Libera per l’Europa”, un insieme di partiti autonomisti e indipendentisti, che a sua volta presenta due candidati: Maylis Roßberg della minoranza danese in Germania e l’indipendentista catalano Raül Romeva.
Walter Baier (Sinistra europea), l’outsider
Il candidato capolista della Sinistra europea (la federazione di partiti a cui appartiene Sinistra Italiana) è un volto poco conosciuto a Bruxelles. Si chiama Walter Baier, fa parte del Partito comunista austriaco, ha affermato di provenire da una famiglia povera e dice di sapere bene cosa significa la disuguaglianza sociale.
Il manifesto con cui concorre si apre con la lotta al neo-fascismo, e insiste sulla necessità di fermare la proliferazione di armamenti in Europa e sanzionare il governo israeliano per l’invasione della striscia di Gaza.
Uno degli interventi più applauditi del dibattito elettorale è stato proprio quello di Baier, sulla questione mediorientale: “Sono stupito dal fatto che siamo qui a parlare di pace e sicurezza e nessuno ha ancora menzionato Gaza”. Successivamente ha chiesto che l’UE sanzioni Israele
La destra radicale senza candidati
I candidati capolista sono stati presentati dai partiti di riferimento di quasi tutti i gruppi politici presenti oggi al Parlamento europeo, ma non da quelli della destra radicale, che sono il quinto e il sesto nell’Eurocamera per numero di deputati e sembrano in forte crescita nei sondaggi.
I Conservatori e riformisti europei (Ecr), di cui fa parte Fratelli d’Italia, e Identità e democrazia (Id), di cui fa parte la Lega, non hanno uno Spitzenkandidat perché contestano questo metodo e ritengono che la scelta del presidente della Commissione debba spettare soltanto ai governi nazionali, in linea con la loro volontà di frenare l’integrazione degli Stati nell’UE.
Proprio la salvaguardia della sovranità degli Stati membri apre il manifesto elettorale in dieci punti del partito dei Conservatori e riformisti europei, presieduto dalla premier Giorgia Meloni.
I partiti che si sono uniti nel gruppo parlamentare Identità e democrazia, invece, non formano un partito unico a livello europeo, e anzi potrebbero prendere strade diverse nella prossima legislatura. L'Ufficio di presidenza di Id ha deciso di escludere con effetto immediato dal gruppo la delegazione del partito tedesco Alternative für Deutschland, per gli "incidenti" che hanno coinvolto Maximilian Krah, capolista di AfD alle elezioni europee (l'ultimo è una dichiarazione per cui "non tutti i membri delle SS furono criminali").
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